Vai al contenuto

L’europa si accorda sui migranti, ma l’Italia continua a pescare cadaveri

Pubblicato: 11/04/2024 19:51

Mentre l’Europa della politica si divideva, mercoledì scorso al voto sul nuovo Patto per l’accoglienza dei migranti, in mare si continuava a ripescare cadaveri. È di 9 morti, tra cui una bambina di pochi mesi, 22 superstiti e 15 dispersi. Il bilancio dell’ultima tragedia avvenuta l’altro ieri sera a circa trenta miglia da Lampedusa, in acque di competenza sui soccorsi che sarebbe di Malta.
Leggi anche: Migranti alla deriva nell’Atlantico per tre mesi: diretti alle Canarie, sono finiti in Brasile. Trovati nove corpi

In azione sul posto una motovedetta della Guardia costiera dell’isola siciliana. Dopo che il barchino si è capovolto, i militari nonostante le condizioni meteo proibitive sono riusciti a raccogliere una trentina di naufraghi. Alcuni erano già morti, come la bimba, altri sono deceduti per ipotermia sul mezzo della Guardia Costiera durante il tragitto per Lampedusa. La motovedetta ha poi sbarcato 8 cadaveri e 23 sopravvissuti, tra cui 5 donne, molti dei quali in condizioni critiche. In serata, un altro migrante è deceduto nel poliambulatorio.

La notizia non ha “fatto breccia” nel flusso di notizie riportate nella maggior parte dei tg nazionali della sera; né sulla maggior parte dei siti di informazione. Ha fatto eccezione il pregevole lavoro di Annalisa Caponnetto di Rainews 24, sempre in prima linea sul fronte delle tragedie del mare. Va segnalato il commento al patto votato dal Parlamento europeo riportato da Avvenire, Patto migranti Ue, il fallimento della solidarietà, che ha preso spunto dalle parole postate su X dalla presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola (è di Malta): “Abbiamo fatto la storia, abbiamo creato un solido quadro legislativo per gestire la migrazione e l’asilo nell’Ue. Dopo più di dieci anni abbiamo mantenuto la parola e trovato un equilibrio tra solidarietà e responsabilità”.

Alla presidente del Parlamento Ue è seguita la riflessione di Gian Carlo Perego, presidente della Commissione della Cei (conferenza dei vescovi) sull’immigrazione, e presidente della fondazione Migrantes. “Questo Patto segna una deriva nella politica dell’asilo e il fallimento della solidarietà europea, che sembra infrangersi – ha detto Perego – come le onde contro i barconi della speranza. Confidiamo che l’articolo 10 della nostra Costituzione rimanga come presidio sicuro per tutelare i richiedenti asilo. Le prossime elezioni europee saranno un banco di prova per rigenerare l’Europa per non piegarla a nazionalismi e populismi che rischiano di dimenticare la nostra comune storia europea».

Questo severo giudizio è stato formulato perché il Patto europeo sui migranti richiedenti asilo e rifugiati appena approvato, secondo la Cei, “avrebbe dovuto modificare le regole di Dublino, favorire la protezione internazionale in Europa di persone in fuga da disastri ambientali, guerre, vittime di tratta e di sfruttamento, persone schiacciate dalla miseria, con un impegno solidale di tutti i Paesi membri dell’Unione europea nell’accoglienza, il ritorno alla protezione temporanea come con gli 8 milioni di migranti in fuga dall’Ucraina”. Invece di un patto tra società civili e istituzioni del mar Mediterraneo per salvare vite, l’Europa votando a maggioranza “si chiude in se stessa, trascura i drammi dei migranti in fuga, sostituisce l’accoglienza con un pagamento in denaro. E pretende – aggiunge Perego – ancor di più dai Paesi di frontiera, come l’Italia: controlli più veloci, ritorni nel primo Paese di sbarco di chi si muove in Europa senza avere protezione internazionale, rimpatri facilitati in Paesi terzi non sicuri”.

La stessa Caritas Europa si era detta preoccupata per il nuovo Patto, chiedendo di realizzare subito una missione congiunta di salvataggio nel Mediterraneo con le parole del presidente monsignor Michel Landau, al 44° convegno nazionale delle Caritas diocesane dedicato al tema “Confini, zone di contatto e non di separazione”. Tutte considerazioni riferite alle novità introdotte sulla materia con le due opzioni previste: la prima è di ricollocare i richiedenti asilo sul proprio territorio o versare contributi finanziari; una seconda opzione è creare una procedura comune per l’asilo, rendendo rapide le decisioni fino a 12 settimane. Per le persone con minacce alla sicurezza o provenienti da Paesi con bassi tassi di riconoscimenti, ci sarà una procedura di asilo alla frontiera.

Si tratta di elementi di futura applicazione che hanno fatto esultare il primo ministro belga, Alexander De Croo, fiducioso che gli accordi con i paesi di partenza dei barconi (spesso guidati da dittatori) siano positivi e portino risultati. E se il premier ungherese Viktor Orban ha parlato di “un altro chiodo nella bara della Ue”, il governo Meloni prende tempo in attesa del voto per la nuova Europa di giugno prossimo. Ma che il voto sul patto europeo sia stato un compromesso politico all’ennesima potenza si evince dalle divisioni emerse tra le forze politiche italiane, di maggioranza e di opposizione. Gli eurodeputati del Partito democratico hanno votato contro (“Il Patto è un danno per l’Italia”) contro il loro gruppo di riferimento socialdemocratico. Per l’eurodeputato Filippo Scerra del M5S “il Patto è Ue enorme bluff che danneggia Italia”, mentre la Lega ha ribadito la linea della fermezza: “Il Patto migranti non è sufficiente, bisogna fermare le partenze”. In disaccordo evidente con Fratelli d’Italia, che ha votato a favore come Forza Italia. Per Carlo Fidanza (Fdi) “il Patto non è storico, ma un passaggio di una strategia che necessariamente deve essere più ampia”.

Ultimo Aggiornamento: 18/04/2024 13:43