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Scomparsa Sara Pedri, dopo l’udienza parla la sorella: “Tateo? Lacrime di coccodrillo”

Pubblicato: 21/04/2024 09:09

Si è svolta una nuova udienza in tribunale a Trento sul caso dei presunti maltrattamenti nel reparto di ginecologia dell’ospedale Santa Chiara di Trento, come è noto l’inchiesta è nata dopo la scomparsa di Sara Pedri, la dottoressa 31enne forlivese di cui si sono perse le tracce dal 4 marzo 2021. Emanuela, sorella di Sara, al termine dell’udienza ha dichiarato: “Tateo sapeva benissimo del disagio di mia sorella. La telefonata in cui mia sorella, in malattia per stress da lavoro, chiedeva del suo futuro è stata la sua condanna”.
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Il primario ora deve rispondere i maltrattamenti e abusi di mezzi di correzione, ma Emanuela non ha dubbi: “Le lacrime del primario? Una messa in scena. Sapeva del suo disagio”, racconta al Corriere della Sera. Venerdì 19 aprile, nell’udienza a porte chiuse Tateo si è commosso: “Non sapevo del suo disagio – ha detto – Mi disse che non si trovava bene e le risposi di farsi forza, che avremmo potuto aiutarla, trasferirla”.
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Emanuela non ha dubbi: “Tateo? Le sue lacrime sono finte”

Nell’udienza Tateo ha negato ogni addebito e, riguardo a Sara Pedri, ha sottolineato di non aver avuto particolari sentori della situazione di disagio e difficoltà della ragazza, prima di una richiesta di malattia da parte della dottoressa. Per Emanuela Pedri si tratta di una strategia difensiva: “Le lacrime sono finte – continua Emanuela Pedri nell’intervista al quotidiano milanese – Le dichiarazioni studiate a tavolino con i due legali. Nelle parole di Tateo vedo delirio di onnipotenza: conosceva benissimo il disagio di mia sorella”. Continua raccontando: “Sara ci chiamava tre volte al giorno, raccontava tutto. Incontrandola in corridoio, ormai piegata dai soprusi, le disse: “Se non ti riprendi non mi servi a nulla”. Da medico capiva cosa stava accadendo. Sara era genuina, autentica, quindi più esposta e attaccabile da parte di persone dispotiche con il potere di farlo. E non era la prima a crollare nel reparto”.

Emanuela è un fiume in piena: “Sara è viva nell’attività di Nostos, l’associazione che ho fondato e, in tutta Italia, segue le vittime di mobbing. Abbiamo ricevuto un centinaio di segnalazioni, dieci solo nell’ultimo mese di cui tre già hanno preso la via legale. Sara non ce l’ha fatta», dice la sorella di Pedri al Corriere. Poi il racconto delle visite al lago di Santa Giustina, dove è scomparsa: ci siamo andati «quattro volte. La prima è stata drammatica, poi ci siamo sentiti a casa. I trentini hanno trasformato il lago nella casa di Sara, il posto dove ora è libera, dove serenamente ha voluto andare. Il regalo che ci ha fatto Sara è farci capire che il bene richiede tempo. Ora aspettiamo un risultato giusto, non punitivo”.
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Ultimo Aggiornamento: 24/04/2024 13:28