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Morta dopo rimozione neo, per i giudici: “Roberta ha scelto liberamente”. Il commento della sorella…

Pubblicato: 23/04/2024 18:10

Sono state depositate le motivazioni della sentenza di secondo grado del processo per i fatti che hanno portato alla morte di Roberta Repetto, la 40enne uccisa dalle metastasi di un tumore dopo l’asportazione di un neo sul tavolo della cucina di un centro olistico di Borzonasca. Il melanoma era stato curato con tisane e meditazioni dal santone Paolo Bendinelli che è stato assolto in secondo grado. Bendinelli “non ha creato la situazione iniziale di pericolo e soprattutto non aveva una posizione di garanzia tale da doverlo fare intervenire a tutela della salute di Roberta”. La Corte di Assise di Appello ha assolto il fondatore del Centro Anidra, accusato di omicidio con dolo eventuale, ma anche per maltrattamenti, violenza sessuale e circonvenzione di incapace, perché il fatto non sussiste. Ha invece condannato il medico bresciano Paolo Oneda a un anno e quattro mesi con la condizionale.

Per i magistrati, “Oneda ha agito con imperizia anche grave. Se avesse rispettato le norme da lui stesso riconosciute come buone prassi, le possibilità di guarigione sarebbero state molto elevate”. E invece, lui accettò di operarla su un tavolo da cucina del Centro Anidra, nei pressi di Chiavari (Genova) senza anestesia. Accettò di non sottoporre il neo a esame istologico.

Il medico non voleva la morte della donna ma “l’avere assecondato la paziente in richieste palesemente contrarie ai propri doveri, prescritti allo scopo di fornire alla stessa la migliore tutela per la propria salute, costituisce la prima fondamentale condotta rimproverabile all’imputato, apparendo del tutto evidente che ove egli vi avesse prestato osservanza avrebbe, nel migliore dei casi, garantito alla Repetto un’adeguata tutela della salute, oppure, nel persistere da parte della paziente di tali pretese, sarebbe andato esente da ogni rimprovero. Roberta, inoltre, non venne messa al corrente dei rischi e fino all’ultimo era ignara della propria fine imminente”.

Rita Repetto, sorella di Roberta, ha commentato in una nota: “Prendo atto che, per il Tribunale di Genova, mia sorella ha scelto liberamente di morire a 40 anni e che secondo i giudici avrebbe potuto chiamare un’ambulanza nel momento del bisogno. Per la giustizia italiana, mia sorella si è praticamente suicidata”.
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