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Morta dopo 14 anni di coma. Nel 2010 si era sottoposta ad un intervento di chirurgia plastica al seno

Pubblicato: 27/04/2024 14:29

Quattordici anni in coma profondo, dopo un intervento di chirurgia estetica al seno eseguito nel maggio 2010 in una clinica privata di Caserta. Mercoledì 24 aprile 2024, il cuore di Annabella Benincasa si è fermato. Aveva 35 anni, era giovane madre ed una pianista, originaria di Cava dei Tirreni in provincia di Salerno. La donna è deceduta nella Rianimazione dell’ospedale Santa Maria dell’Olmo.
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“Ti immaginiamo in mezzo a noi, con il tuo dolce sorriso, cantare e suonare le tue melodie per dirci che è finito il tempo del pianto e del dolore. Per te Annabella è iniziata la nuova vita, la vita eterna”. Così ieri pomeriggio, nella chiesa di Santa Maria dell’Olmo, il parroco Lorenzo Benincasa ha esordito ai funerali di Annabella Benincasa. Ad accompagnare il feretro sotto la pioggerellina e il cielo grigio la mamma di Annabella, Anna Pastore, il marito Alessandro Apicella e dalla loro giovane figlia.

“Questo è il momento del silenzio – dice don Lorenzo Benincasa – perché il dolore è troppo forte. Eppure Gesù parla al nostro cuore per donarci vita e speranza. Di Annabella ci manca il sorriso, la forza e il coraggio che l’ ha portata a combattere per 14 anni. Ma come diceva San Paolo, in questi anni il suo corpo si è andato consumando, ma la sua anima si è rafforzata. È finito il momento del pianto e della sofferenza ora Annabella ha raggiunto la vita eterna e veglia sui propri cari”.

Una folla commossa ha accompagnato l’uscita del feretro dopo 14 lunghi anni di sofferenza e dolore silenzioso e composto da parte dei familiari di Annabella che non hanno mai cercato di accendere i riflettori su una storia di malasanità che ha cancellato per sempre il sorriso della donna, all’epoca dei fatti appena 35enne.

Nel 2010 Annabella Benincasa aveva deciso di sottoporsi ad una operazione di mastoplastica additiva: una reazione all’anestesia, disperati tentativi di rianimazione e poi questo lungo, lunghissimo limbo, in stato vegetativo, accompagnato da un peregrinare attraverso cliniche del risveglio, centri specializzati, interventi ortopedici. Poi, il trasferimento in casa, con l’assistenza dell’Asl. Al processo di primo grado, i medici che l’avevano operata furono condannati per lesioni colpose gravissime.
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Ultimo Aggiornamento: 29/04/2024 10:47