Vai al contenuto

Guerrina Piscaglia, 10 anni di misteri. La condanna di padre Gratien e un corpo mai ritrovato

Pubblicato: 03/05/2024 14:58

Sono trascorsi dieci anni dalla sua scomparsa. 3652 giorni di buio totale, senza nessuna informazione su dove possa essere Guerrina Piscaglia. O meglio su dove si trovi il suo corpo, perché per la giustizia italiana un uomo, l’ex sacerdote Gratien Alabi, è stato condannato a 25 anni reclusione per omicidio volontario e occultamento di cadavere.

Passati dieci anni, il tribunale di Arezzo potrebbe dichiarare la morte presunta ma non sarà fatto visto che la certezza del decesso è evocato dalla sentenza di condanna ad Alabi. L’ex religioso – già ridotto allo stato laicale – sta scontando la pena nel carcere di Opera (Milano). “Spero un giorno di poter pregare sulla tomba di mia moglie”, dice al Corriere della Sera il vedovo di Guerrina, Mirko Alessandrini, che ha chiesto un risarcimento in sede civile di un milione di euro alla diocesi. 

“Padre Graziano aveva da tempo una relazione morbosa con Guerrina. Uno strano amore, perché frequentava continuamente prostitute. I vertici religiosi sapevano quale fosse la sua natura. Noi abbiamo chiesto i danni all’omicida, come responsabile diretto. E allo stesso tempo abbiamo fatto causa alla diocesi di Arezzo-Cortona Sansepolcro e all’Ordine dei padri Premostratensi a Roma, perché sono stati loro a dare l’incarico a quel prete e gli hanno affidato una funzione liturgica. Dunque, come recita la giurisprudenza, se il delitto si è consumato nell’esercizio delle funzioni, paga anche l’istituzione. È accaduto anche sulle violenza nei confronti dei minori. A risarcire le vittime sono stati il responsabile e l’istituzione a cui ha appartenuto”.

Le indagini, condotte dal pm Ersilia Spena e poi da Marco Dioni, ipotizzarono un legame tra la donna e il religioso, relazione prima negata e poi ammessa dal frate che però si è sempre professato innocente. L’arresto di padre Gratien arriva alla fine di 2014, circa sei mesi dopo la scomparsa di Guerrina. La condanna in primo grado è 27 anni, scesi a 25 in appello confermati in Cassazione.

La vicenda partì male subito. La denuncia di scomparsa fu fatta mesi dopo. Badia Tedalda, comune di montagna dove la donna viveva, è un posto fuori da tutto. Quando Guerrina sparì, nessuno se ne preoccupò. Lì per lì la gente del posto pensò a un allontanamento volontario. E poi la donna da mesi sembrava un’altra, strana, a parenti e paesani. Dopo quasi tre mesi le sorelle concludono però che Guerrina non se ne era andata via spontaneamente e fanno denuncia formale ai carabinieri. A scoppio ritardato partirono le ricerche e, con esse, pur lentamente, l’eco mediatica che fece salire cronisti e tv al borgo sperduto.

Furono trovate molte telefonate e ben 4.027 messaggi tra il frate e la donna in quattro mesi, tra cui quello più noto “Ho cucinato il coniglio per te”. Quando l’1 Maggio 2014 Guerrina esce di casa, dopo il pranzo a casa dei suoceri, è ben vestita, d’altronde era giorno di festa. Taluno dirà al processo che si era avviata verso la canonica, altri lungo la strada Marecchiese. Racconti opposti. Di fatto da quel momento nessuno la vede più e tracce non vengono fuori. Gli abitanti a Ca’ Raffaello sono pochi, altri testimoni non emergono.

A dieci anni di distanza il ricordo di Guerrina è sempre vivo nel cuore di chi l’ha conosciuta. Le famiglie Alessandrini e Piscaglia inoltre stanno portando avanti due distinte battaglie legali in sede civile. Sia le sorelle della donna sia il marito Mirco con il figlio Lorenzo chiedono alla diocesi di Arezzo Cortona e Sansepolcro e all’ordine dei Premostratensi (al quali apparteneva padre Graziano) un risarcimento da un milione di euro. Un capitolo questo, ancora tutto da scrivere. Ancora oggi, le famiglie attendono ancora di poter avere un tomba sulla quale portare un fiore.
Leggi anche: Guerrina Piscaglia, espulso dall’ordine religioso il prete condannato per l’omicidio

Ultimo Aggiornamento: 03/05/2024 14:59