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Premierato, c’è il primo sì del Senato. Forte reazione delle opposizioni

Pubblicato: 18/06/2024 18:07

Il Senato ha dato il primo via libera alla proposta di riforma costituzionale che prevede l’elezione diretta del presidente del Consiglio, segnando un passo significativo verso l’istituzione del cosiddetto “premierato”. Con 109 voti a favore, 77 contrari e un astenuto, il disegno di legge ha superato il primo ostacolo e ora passa alla Camera dei Deputati per la seconda delle quattro letture richieste per l’approvazione di una riforma costituzionale.

La seduta del Senato, iniziata alle 15:30, ha visto una massiccia presenza della maggioranza di governo, essenziale per assicurare che la riforma potesse essere approvata senza ostacoli. La maggioranza, che copre 115 seggi al Senato, ha dimostrato compattezza e determinazione nel sostenere questa riforma, descritta come la “madre di tutte le riforme”. Tra i presenti ai banchi del governo c’erano la ministra per le Riforme istituzionali e la Semplificazione normativa, Maria Elisabetta Alberti Casellati, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, e il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci. La seduta è stata presieduta dal presidente del Senato, Ignazio La Russa.

Il disegno di legge ha subito diverse modifiche nel corso del dibattito parlamentare e non è ancora accompagnato da una nuova legge elettorale, un aspetto cruciale per definire il quadro completo del sistema di premierato. La riforma mira a trasformare profondamente il sistema politico italiano, introducendo l’elezione diretta del capo del governo, una mossa che i sostenitori ritengono possa migliorare la stabilità e l’efficacia dell’esecutivo.

Secondo la procedura prevista per l’approvazione di una riforma costituzionale, sono necessarie due deliberazioni da parte di entrambe le camere del Parlamento, con un intervallo minimo di tre mesi tra le votazioni. Se la seconda votazione vede l’approvazione del testo con una maggioranza dei due terzi dei componenti di ciascuna camera, la legge entra in vigore. In caso contrario, può essere richiesta la convocazione di un referendum popolare. Data la composizione attuale del governo e la sua maggioranza, è probabile che questa opzione possa diventare necessaria, soprattutto se il disegno di legge non dovesse ottenere i due terzi dei voti in entrambe le camere.

Le tensioni politiche attorno a questa riforma sono evidenti non solo in Parlamento ma anche nelle piazze. Le opposizioni, che comprendono il Partito Democratico (PD), il Movimento 5 Stelle (M5S), i Verdi-Sinistra e +Europa, hanno organizzato una manifestazione in Piazza Santi Apostoli per esprimere il loro dissenso. Questi gruppi, insieme a varie forze civiche, sociali, sindacali e associazioni come ANPI, ACLI e ARCI, si oppongono sia alla riforma del premierato proposta da Giorgia Meloni sia all’autonomia differenziata sostenuta da Matteo Salvini.

La protesta in piazza è culminata con un intervento dell’attrice Monica Guerritore, che ha letto un appello firmato da 180 intellettuali, tra cui giuristi e presidenti emeriti della Consulta come Enzo Cheli, Ugo De Siervo e Gustavo Zagrebelsky. Il segretario di +Europa, Riccardo Magi, ha dichiarato ai media che l’Italia ha bisogno di riforme, ma non nella forma proposta dalla maggioranza, e ha annunciato l’intenzione di utilizzare tutti gli strumenti democratici, incluso il referendum, per fermare queste riforme.

Nel frattempo, al Senato, i senatori di Fratelli d’Italia hanno celebrato il voto con un flash mob, sottolineando l’importanza della riforma. La loro manifestazione simbolica, tenutasi alle 18:30 all’ingresso del Senato, ha riaffermato il loro impegno verso l’adozione del premierato.

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Ultimo Aggiornamento: 18/06/2024 19:36