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Stallo sulle nomine Ue, i veti incrociati bloccano i leader. E ora Von der Leyen rischia

Pubblicato: 18/06/2024 07:29

Breve riepilogo di quanto trapelato dall’atteso vertice Ue, quello che dovrà decidere i nuovi volti alla guida dell’Europa. Appena arrivati i leader al Consiglio Europeo, neanche il tempo di iniziare la cena che già ci sono scintille. Mentre si sorseggiano gli aperitivi, Macron ha già fatto sapere che alle 21, cascasse il mondo, guarderà la partita della Francia agli Europei di calcio. Ed ecco che il vaso trabocca! Meloni non ha fretta, anzi, meno che mai ora. Ai colleghi dice chiaro e tondo: “Il metodo è sbagliato, non ci sto ad accettare un pacchetto di nomine preconfezionato. Non ha senso discutere di nomi senza prima un’analisi seria del voto”.
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Intanto, il premier polacco Donald Tusk fa sapere alle agenzie che una “maggioranza sufficiente esiste anche senza Meloni”. Ma attenzione, la nostra premier sa giocare le sue carte. L’Italia non ha fretta di chiudere la partita delle nomine: il vero gioco si farà con la formazione della Commissione e il voto su Ursula von der Leyen.

Il disappunto di Meloni non è solo verso Macron e Scholz, che vogliono chiudere tutto in fretta, minimizzando il ruolo dell’Italia. Eppure, l’Italia resta la terza economia della UE e un Paese fondatore. Quando la cena inizia con un’ora di ritardo, la sensazione è che la situazione si stia ingarbugliando.

L’Italia non gradisce che le deleghe di politica estera vadano ai Baltici, temendo che si concentrino troppo sul fronte orientale, ignorando il Mediterraneo. Il “no” di Meloni non è una bocciatura di Ursula von der Leyen, sottolineano fonti italiane. Meloni dice “no” anche a Viktor Orbán, che vuole entrare nel gruppo dei Conservatori (ECR) che la premier dirige. Ma i vantaggi non superano gli svantaggi, quindi porte chiuse per Orbán.

Meloni punta al sorpasso: obiettivo storico, passare dal sesto al terzo gruppo parlamentare in una legislatura. Una dimostrazione di forza e attrattiva che sarà utile nelle trattative su deleghe e commissari. Alle porte dell’ECR ci sono quattro eletti del partito francese Reconquête, alcuni deputati rumeni e irlandesi. C’è anche la possibilità che il partito dell’ex premier olandese Mark Rutte lasci il gruppo dei liberali, passando all’ECR e portando sei o sette deputati in più.

Dietro il Consiglio europeo, si muovono le pedine non solo per i quattro incarichi apicali della nuova UE, ma anche per la collocazione di gruppi politici e decine di deputati del Parlamento. Orbán? Impresentabile per molti dell’ECR, dai belgi ai finlandesi. Il suo ingresso potrebbe causare defezioni significative.

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Ultimo Aggiornamento: 18/06/2024 19:30