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Omicidio Desirée Mariottini, le motivazioni dell’appello bis: “Assoluta indifferenza verso la vita della ragazza”

Pubblicato: 21/06/2024 16:35
Desirèe Mariottini, la verità: morta "alla fine di lunga sequenza di eventi criminosi"

I giudici della Corte d’Assise di appello di Roma hanno depositato le motivazioni della sentenza con cui hanno inflitto una condanna a 22 anni di reclusione a Mamadou Gara, a 26 anni per Alinno Chima e a 18 anni per Brian Minthe, giudicati responsabili della morte della 16enne Desirèe Mariottini a Roma il 19 ottobre 2018. Yussef Salia era già stato condannato in via definitiva all’ergastolo.

“Volontarietà della azione criminosa” posta in essere ai danni di Desirèe Mariottini “dagli imputati Salia, Alinno e Minteh, i quali, a fronte della ormai gravissima condizione di debilitazione psico-fisica in cui versava la minore, che a quel punto già appariva in stato di incoscienza, non solo non prestavano il soccorso dovuto alla persona offesa, mostrando un’assoluta indifferenza verso la vita della giovane vittima, ma si opponevano fermamente e minacciavano chi suggeriva l’intervento di un’ambulanza che avrebbe impedito la morte della ragazza”.
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Gli imputati, tutti cittadini di origine africana, sono accusati, a seconda delle posizioni, di omicidio, violenza sessuale e spaccio. Per i giudici, parlando della posizione di Gara, “era prevedibile, nel caso concreto, il rischio di overdose (e di conseguente morte) per Desireè, rischio da ritenersi tanto più sostanziale e tuttavia colposamente ignorato” dall’imputato, “interessato esclusivamente ad abusare sessualmente della ragazza in ragione del progressivo e ingravescente stato di malessere dalla minore palesato in evidente stato di minorata difesa”.

desiree mariottini
desiree mariottini

Secondo i giudici Gara approfittò inizialmente delle condizioni di Desireè e poi si allontanò dallo stabile, “biasimevolmente trascurando, per incuria, ignavia, trascuratezza, insipienza o, più semplicemente, indifferenza, quei segnali, disinteressandosi completamente della ragazza e neppure allertando i presenti nella “sala del crack” (sottovalutando o neppure soppesando lo stato di salute Desireè), ponendo così in essere una condotta che era da lui da attendersi in base alle norme cautelari cui ci si doveva attenere”.

Ancora, “risulta ormai definitivamente ed irrevocabilmente accertato che Gara ebbe a concorrere, con Salia e con Alinno, nella cessione reiterata di sostanze stupefacenti e psicotrope a Desirèe, la quale, quella mattina, si presentava nello stabile in conclamato stato di astinenza, alla disperata ricerca di droghe”.

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