Vai al contenuto

Morte Satnam Singh, il post di Soumahoro scatena la polemica: “Chi come noi lotta da anni al fianco dei braccianti…”

Pubblicato: 21/06/2024 13:54
Satnam Singh post Soumahoro

C’è ancora dolore e sdegno in tutta Italia per la morte iniqua toccata in sorte a Satnam Singh. Il bracciante di origini indiane è morto dopo una lunga agonia, dopo aver perso un braccio in un incidente sul lavoro ed essere stato abbandonato dal suo datore di lavoro davanti casa sua a Borgo Santa Maria, provincia di Latina, invece di essere trasportato in ospedale. A rinfocolare la polemica ci pensa senza volerlo Aboubakar Soumahoro. Il parlamentare, cacciato dal gruppo di Avs dopo lo scoppio dello scandalo legato al rinvio a giudizio di sua moglie Liliane Murekatete, nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione di alcuni centri d’accoglienza proprio nella provincia di Latina, pubblica infatti un post su Facebook che scatena gli hater.
Leggi anche: Morte bracciante agricolo, i testimoni: “L’arto lasciato vicino all’immondizia”

Il post di Soumahoro che fa esplodere i social

Ma cosa ha scritto di così grave Sumahoro sulla morte di Satnam Singh da provocare questo tsunami social? “Troppi i morti lungo la filiera del cibo. – inizia così il suo post – Vorrei dire ad Alisha, la moglie di Satnam Singh, e a tutta la comunità che continueremo a lottare anche per loro. Chi come noi lotta da anni al fianco dei braccianti sa che l’unico modo per combattere il caporalato è contrastare le storture della filiera del cibo”, è proprio questa la frase dello scandalo, visto che la famiglia Soumahoro è accusata di averci invece lucrato con il lavoro dei disperati.

“I giganti della GDO impongono prezzi bassi ai contadini che, a loro volta, schiacciano con bassi salari i braccianti. Per questo, avevo presentato in Parlamento un Ordine del giorno che chiedeva di introdurre la ‘patente del cibo’, che purtroppo questo Governo non ha accolto. Questo strumento avrebbe garantito una giusta ed equa remunerazione del lavoro a produttori e contadini ed un salario dignitoso ai braccianti, in modo da garantire una filiera del cibo giusta ed etica. La regolarizzazione, che chiediamo a gran voce da più di 10 anni con i braccianti, e l’adozione della “patente del cibo” sono gli unici strumenti per fermare la piaga del caporalato”, conclude poi Aboubakar Soumahoro.

Continua a leggere su TheSocialPost.it