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Milano, Klaus Davi aggredito vicino al Centro Islamico di Viale Jenner

Pubblicato: 22/06/2024 13:57

Spintoni, sputi e minacce nei riguardi del giornalista Klaus Davi si sono verificati ieri nei pressi del Centro Islamico di viale Jenner a Milano. Davi si trovava lì per realizzare alcune interviste ai passanti e ai frequentatori della moschea. Verso le ore 13, alcuni frequentatori del centro si sono avventati su di lui, intimandogli di lasciare la zona con insulti e minacce. “Siete degli assassini, vattene, figlio di put… Ebreo di m… ti ammazziamo”, sono state le parole urlate dagli aggressori.

L’aggressione avrebbe potuto degenerare ulteriormente se non fosse stato per l’intervento di alcuni passanti che hanno contenuto i due uomini. “Stavo facendo domande sul viale riguardo al 7 ottobre, alla guerra in Medio Oriente e agli ostaggi in mano ad Hamas, quando i due uomini mi hanno minacciato, spintonato e sputato. Ho cercato di mantenere la calma. La mia intenzione era semplicemente indagare sul punto di vista dei frequentatori del centro relativamente alla strage del 7 ottobre. E poi eravamo sul viale, uno spazio pubblico, non all’interno del centro”, ha dichiarato Davi.

Nonostante le frequenti intimidazioni, il giornalista è rimasto sul posto fino alle 15. “Volevo rivolgere qualche domanda all’Imam. Ma non c’è stato modo di parlare con lui, e ho rispettato la sua volontà senza entrare nella moschea”. Nel video diffuso da Klaus Davi, si vede una scena in cui il giornalista chiede a un giovane frequentatore della moschea di accendergli una sigaretta. Tuttavia, il giovane viene immediatamente fermato da un uomo che, in arabo, gli ordina: “Non farlo, è un ebreo”. “Questo episodio mi ha colpito profondamente, davvero inquietante. Sono per la libertà religiosa, ma che tipo di cultura viene veicolata in questi contesti? Quali rischi sta correndo la Comunità Ebraica?”

Davi ha precisato di essere stato solo e di non aver allertato le forze dell’ordine. “Non è mia abitudine farlo, non mi va di far pagare ai contribuenti il costo della mia sicurezza solo perché sto facendo il mio lavoro, e sinceramente non avrei mai immaginato un tale livello di aggressività e controllo territoriale. Mai visto nulla di simile, nemmeno in zone molto complesse. Ma qui siamo a Milano, non a Ponticelli o a Caivano o ad Archi. Lo Stato e la politica dovrebbero riflettere”.

Walker Meghnagi, presidente della Comunità Ebraica di Milano, ha commentato duramente l’accaduto: “Mercoledì, dopo lo stupro della ragazzina ebrea di 12 anni in Francia, avevo già avvisato sulla situazione dell’antisemitismo che stanno vivendo le comunità ebraiche dagli USA all’Europa, fino a Milano. Ora, l’aggressione al giornalista Klaus Davi, in quanto ebreo, in viale Jenner (una zona centrale di Milano, non una periferia sperduta) illustra meglio di mille parole la situazione a Milano, mentre il sindaco Sala promuove riconoscimenti fasulli della Palestina che servono solo a esaltare e legittimare il fanatismo islamico”.

Meghnagi ha continuato: “Se un giornalista, solo perché ritenuto ebreo, non può più lavorare a causa di pesanti intimidazioni razziste, la cosa è gravissima. Non solo per gli ebrei, ma per il giornalismo e la libertà di informazione del nostro Paese”. Ha aggiunto che “questo è il risultato del clima propalestinese che dal 7 ottobre rende difficile la vita degli ebrei a Milano: dall’università alle manifestazioni del 25 aprile fino al Pride, si assiste a un continuo esaltare la ‘resistenza’ dei terroristi di Hamas”. Meghnagi conclude chiedendo un esame di coscienza da parte di chi, finora, non ha fatto nulla per contrastare questa situazione, specialmente chi detiene cariche istituzionali importanti.

L’episodio ha sollevato un dibattito sulla sicurezza e sul clima di tensione che si vive a Milano, evidenziando una crescente preoccupazione per la libertà di stampa e la convivenza pacifica tra diverse comunità religiose.

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