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Perché nella pioggia c’è la sabbia? Da dove arriva e come

Pubblicato: 22/06/2024 08:42

Domenica mattina, i cittadini italiani si sono svegliati trovando le loro auto coperte da uno strato rosso-marrone. A prima vista, potrebbe sembrare sabbia del Sahara, ma in realtà si tratta di polveri molto più sottili sollevate dai venti. Il fenomeno, noto come pioggia rossa o “pioggia di sabbia”, è dovuto al trasporto di particelle leggere e fini dal deserto del Sahara, con un diametro medio di circa 20 micron, molto diverse dai granelli di sabbia, troppo pesanti per essere trasportati a tali distanze.
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Le condizioni meteo che favoriscono il fenomeno

Il processo inizia quando una bassa pressione si forma tra l’Atlantico, la penisola Iberica e la Francia, mentre una seconda bassa pressione si sviluppa tra l’Italia e i Balcani. Questo crea una circolazione d’aria antioraria che solleva le polveri dal Nord Africa. “La perturbazione proveniente da Ovest incontra il flusso caldo dal Sud, rallentando il suo progresso a causa della bassa pressione a Est,” spiega Antonio Sanò, fondatore di iLMeteo.it. Questo rallentamento consente ai venti di raccogliere la polvere sahariana e di sollevarla fino a 10.000 metri di altitudine, permettendo alla polvere di viaggiare per migliaia di chilometri.

Un fenomeno di sempre, ma ora più visibile

Questo fenomeno non è nuovo, ma oggi è più facilmente osservabile grazie ai satelliti. Ogni anno, dal Sahara si sollevano circa 180 milioni di tonnellate di polveri che possono dirigersi verso l’Europa o attraversare l’Atlantico. Le polveri sahariane non solo raggiungono i paesi mediterranei come Spagna, Italia e Grecia, ma possono spingersi fino ai ghiacciai della Groenlandia e colorare i cieli di Londra di giallo ocra.

Difficoltà nella rimozione e impatti sulla salute

Una volta caduta con la pioggia, la polvere sahariana si deposita su vetri e carrozzerie, risultando difficile da rimuovere a causa delle sue particelle molto fini che aderiscono alle superfici. Le condizioni meteorologiche che favoriscono il sollevamento di queste polveri si verificano principalmente tra la fine della primavera e l’inizio dell’autunno.

Sul fronte della salute, la polvere sahariana contribuisce al particolato sottile (PM2.5 e PM10) nell’atmosfera, aggravando le condizioni respiratorie di chi soffre di asma e altre malattie respiratorie. Tuttavia, queste polveri contengono anche alte concentrazioni di ferro e fosforo, elementi vitali per la fotosintesi degli esseri viventi marini. Infatti, uno studio del 2014 ha stimato che oltre il 70% del ferro disponibile per gli esseri fotosintetici dell’Atlantico proviene proprio dalle polveri sahariane, rendendo queste particelle dei fertilizzanti naturali essenziali.

Il fenomeno della “pioggia rossa” è un chiaro esempio di come le condizioni atmosferiche possano trasportare elementi naturali a grandi distanze, con effetti sia visibili che invisibili sulle nostre vite e sull’ambiente. Le polveri sahariane, pur rappresentando un problema per la pulizia e la salute, giocano un ruolo cruciale come fertilizzanti naturali, dimostrando ancora una volta la complessità e l’interconnessione dei sistemi naturali del nostro pianeta.

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