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Fiat e Stellantis: ecco quanti aiuti di Stato hanno ricevuto (e quanti operai sono andati a casa). Cifre da capogiro

Pubblicato: 24/06/2024 08:53

Da Fiat a Stellantis, gli aiuti di Stato alla famiglia Agnelli-Elkann sono un qualcosa di unico e impressionante. A fare i conti in tasca all’azienda, e ai nostri conti pubblici, ci ha pensato Milena Gabbanelli, insieme a Rita Querzè, nella sua DataRoom del Corriere. Partiamo dalla fase Fiat: come è noto, il gruppo ha potuto contare su un’ingentissima quantità di fondi pubblici, ma ad oggi è impossibile ricostruire quanto è stato dato in valore assoluto, e tantomeno le contropartite. Come spiega Gabanelli, “presso i ministeri competenti le carte non si trovano”. Ma secondo un’indagine condotta da Davide Bubbico, docente di sociologia economica dell’università di Salerno, partendo dai contratti di programma siglati spesso con il Cipe, tra il 1990 e il 2019 (includendo anche Magneti Marelli, Iveco e Pwt) “il complesso dei contributi ammonterebbe
a circa 4 miliardi di euro, a fronte di poco più di 10 miliardi di investimenti dichiarati”. Tradotto? Almeno il 40% degli investimenti Fiat sono stati finanziati negli anni dallo Stato. Nel 2014 c’è la fusione con Chrysler, e nasce così la FCA, Fiat Chrysler Automobiles. Nel 2020, nel pieno della pandemia, con il governo Conte II in carica, FCA “riceve 6,3 miliardi di prestito coperto da garanzia pubblica” per pagare gli stipendi, i fornitori e mantenere gli investimenti programmati in Italia. Poco dopo, dalla fusione con il gruppo francese Psa nasce, nel 2021, Stellantis. E qui cosa succede?
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Fiat

Grazie al Registro nazionale aiuti di Stato, operativo dal 2016, è stato possibile vedere nero su bianco quanto è andato nelle casse della ex Fiat. Spiega Gabanelli: “Da ottobre 2016 a gennaio 2024 sono stati versati, prima a FCA e poi a Stellantis, aiuti per 100 milioni di euro. Inclusi i circa 7 milioni di incentivi per rinnovo macchinari con industria 4.0”. C’è poi la cassa integrazione. “Da fonte Inps vediamo per la prima volta i numeri esatti: fra 2014 e 2020 FCA ha ricevuto contributi per 446 milioni (di cui 263 a carico dell’azienda). Dal 2021 ad aprile 2024 la cassa sale a 984 milioni (280 a carico dell’azienda)”. Tirando le somme: “In 9 anni fra cassa integrazione, agevolazioni per assunzioni e contratti di espansione, abbiamo sborsato di tasca nostra quasi 887 milioni”. Direte voi: ma almeno tutti questi soldi pubblici sono serviti per i posti di lavoro in Italia. Nemmeno per niente. Stellantis, dicevamo, nasce nel 2021: in quel momento negli stabilimenti italiani lavoravano 52.740 addetti. A fine 2023 i dipendenti sono scesi a 42.700.

In tre anni sono stati persi quindi 10 mila posti di lavoro. E poi c’è il caso dello stabilimento di Melfi, emblema di questo sistema. Quando era ancora Fiat, lo Stato finanziò la costruzione dell’impianto. Fra il ’91e il 2020 sono stati erogati per questo scopo 3,35 miliardi di fondi pubblici: “Nel 2021, quando è nata Stellantis, i dipendenti erano 6.800, oggi sono 5.600”. C’è qualcuno, però, che in tutto questo sorride. E cioè gli azionisti, e cioè gli Agnelli stessi. “A partire da gennaio 2021 fino a maggio del 2024 Stellantis ha distribuito 16,4 miliardi di euro di dividendi, di cui 2,7 sono andati nella holding di John Elkann ad Amsterdam. E per l’anno prossimo il gruppo ha già annunciato che la quota di dividendi distribuita aumenterà. Conclude Gabanelli: “A fronte di ingenti contributi pubblici, i governi che si sono succeduti dal 2020 a oggi non sono riusciti a vincolare Stellantis a impegni precisi sulla produzione e l’occupazione nel nostro Paese”.

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