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Giorgia contro l’Europa: se perde, fa perdere l’Italia intera

Pubblicato: 27/06/2024 12:14

Oggi è il grande giorno per l’Unione Europea, e l’Italia sembra essere al centro di un gioco pericoloso. I leader europei devono scegliere i nuovi vertici delle istituzioni comunitarie: presidente della Commissione, presidente del Consiglio europeo e Alto rappresentante. I nomi sono già sul tavolo: Ursula von der Leyen, Antonio Costa e Kaja Kallas. Tutti sembrano d’accordo, tranne Italia, Ungheria e Slovacchia. E così, l’Italia si trova in compagnia dei soliti noti, relegata in un angolo con i sovranisti di Visegrad. Un’auto-esclusione che ci rende sempre più irrilevanti.

Per la prima volta, l’Italia si trova davvero ai margini dell’Europa, e tutto per una scelta consapevole del governo. Giorgia Meloni ha deciso di seguire una strada di ostinata auto-estraneazione, confondendo il ruolo storico e istituzionale dell’Italia con le ambizioni del suo partito. Un errore che potrebbe costarci caro, esponendo il nostro Paese al rischio di isolamento. Siamo a rischio di diventare una nuova Budapest o Londra, città simbolo dell’uscita dall’UE. Meloni sta facendo esattamente come Orbán e Cameron.

Il centrodestra non ha capito che le elezioni europee hanno confermato la vecchia maggioranza di popolari, socialisti e liberali. L’onda di destra tanto decantata si è rivelata una semplice ondina, incapace di cambiare realmente gli equilibri nell’Europarlamento. Hanno confuso i loro desideri con la realtà, ignorando i veri rapporti di forza. L’Italia, un grande paese per storia e peso economico, rischia di essere messa da parte.

Essere ai margini dell’Unione è un lusso che l’Italia non può permettersi. Le conseguenze possono essere devastanti: politicamente, perché l’irrilevanza limita la nostra capacità di influenzare le decisioni europee; istituzionalmente, perché rischiamo di ottenere molto meno di quanto meritiamo; economicamente, perché i nostri conti pubblici sono sempre sotto la lente d’ingrandimento dei mercati. Senza il supporto dell’UE, il nostro debito pubblico potrebbe diventare una bomba a orologeria. Inoltre, da settembre, dovremo trovare 12 miliardi di euro all’anno in tagli, e farlo senza l’appoggio di Bruxelles sarà una missione quasi impossibile.

Giorgia Meloni ha ancora due giorni per cambiare rotta. Le regole europee prevedono che per designare la presidenza della Commissione e del Consiglio europeo serva una maggioranza qualificata di 15 Stati membri, rappresentanti almeno il 65% della popolazione. Questa maggioranza esiste anche senza l’Italia, ma far parte di essa è fondamentale per noi. L’auto-isolamento può forse far piacere agli elettori di Fratelli d’Italia, ma non porta alcun beneficio concreto per il Paese. L’interesse nazionale non si tutela in questo modo.

Il futuro di Ursula von der Leyen come presidente della Commissione non è ancora deciso: a metà luglio, gli eurodeputati dovranno votare sulla sua candidatura. La coalizione a suo favore è fragile e Fratelli d’Italia dovrà decidere se sostenerla o continuare con l’auto-emarginazione. Un errore di calcolo che potrebbe costare caro all’Italia, spingendola in un vicolo cieco.

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