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“Via i mosaici di padre Rupnik dalle chiese”, la lettera delle vittime ai vescovi

Pubblicato: 28/06/2024 18:09

Il cardinale statunitense Sean O’Malley, presidente della pontificia commissione per la Tutela dei minori, ha scritto ai dicasteri vaticani per chiedere di non continuare ad esporre i mosaici di Marko Rupinik, il sacerdote ex gesuita e mosaicista di fama mondiale finito sotto indagine canonica abusi su alcune donne.
Padre Rupnik è stato espulso dai gesuiti e, su suggerimento dello stesso O’Malley, a ottobre papa Francesco ha riaperto un fascicolo a suo carico presso il dicastero per la Dottrina della fede. “’Un caso delicato e ci stiamo lavorando”, ha riferito a inizio giugno il segretario della sezione disciplinare dell’ex Santo Uffizio, monsignor Robert Kennedy: “Abbiamo iniziato bene e stiamo procedendo passo dopo passo tenendo conto di tutti gli aspetti: le accuse contro di lui, le vittime, l’impatto sulla Chiesa”.

Tra le vittime degli abusi a farsi avanti è stata una ex suora, Gloria Branciani, venuta allo scoperto in una conferenza stampa, alla fine dell’anno scorso, denunciando ripetuti abusi sessuali da parte del sacerdote sloveno, altre vittime hanno raccontato, in forma anonima, un più generale abuso di coscienze e di potere, accompagnato da molestie e comportamenti inappropriati.

Nel corso del tempo è emerso sempre più il tema del destino da riservare ai mosaici di Rupnik, presenti in alcuni dei santuari più famosi del mondo, da Fatima a San Giovanni Rotondo, da Washington a Cracovia, da Aparecida a Lourdes. I due ultimi santuari citati, Aparecida e Lourdes, hanno sollevato i primi dubbi: quello brasiliano ha deciso nei mesi scorsi l’interruzione dei lavori di lavorazione dei mosaici di Rupnik e quello francese sta valutando se rimuoverli.

Le opere di Rupnik sono inoltre esposte a Roma, ad esempio nel seminario maggiore, e in Vaticano. Non solo: le immagini del prete mosaicista appaiono periodicamente a corredo di articoli sui media vaticani. Sulla questione è intervenuto il responsabile della Santa Sede in materia di abusi, l’arcivescovo di Boston Sean O’Malley. Il porporato, informa una nota, ha scritto ai dicasteri della Curia romana per sottolineare che “la prudenza pastorale impedirebbe di esporre le opere d’arte in un modo che possa implicare o un esonero o una subdola difesa” dei presunti autori di abusi “o indicare indifferenza al dolore e alla sofferenza di tante vittime di abusi”.

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