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Nosotti di Sky Sport, la morte della moglie e quell’abbraccio commovente a Spalletti. “Ecco cosa ci siamo detti”

Pubblicato: 29/06/2024 09:07

Una perdita enorme quella subita da Marco Nosotti, volto notissimo e giornalista di Sky Sport. Nosotti si trovava in Germania come inviato al seguito della nazionale ed era rientrato in Italia all’aggravarsi delle condizioni di sua moglie Silvia, gravemente malata da tempo. Dopo qualche giorno trascorso a casa e i funerali della moglie, il veterano di Sky ha fatto ritorno in Germania per riprendere il suo lavoro. Lì ad attenderlo c’era Spalletti che, ha sorpreso tutti con un gesto commovente.

Spalletti aveva parlato in precedenza con Nosotti, formulando un augurio che purtroppo non potrà più avverarsi: “Mi aveva detto: ‘Andremo avanti insieme, io con la mia squadra e tu con tua moglie’, perché mia moglie non stava bene. Siamo amici di vecchia data, sono nato nello stesso paese di Spalletti. Però mia moglie è venuta a mancare proprio il giorno della partita con la Spagna, al fischio d’inizio”. Il giornalista ha poi continuato spiegando: “Spalletti mi ha detto: ‘Visto? Silvia ha dato la spinta per l’ultimo gol, per riuscire a andare avanti. Ecco, tutto qua. Perché Spalletti è un Ct ma è anche un uomo di sensibilità, di bella umanità. E allora, non siamo più giornalista e allenatore, ma due uomini”.
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@relevo_deportes ❤️‍🩹 El precioso gesto de #LucianoSpalletti. Marco Nosotti es un periodista italiano. Él y el seleccionador nacieron en el mismo pueblo y son amigos desde hace muchos años. La mujer de Marco murió el día que #España jugó contra su país. Hoy, tras la clasificación, Luciano ha ido a abrazarle, le ha dedicado la victoria y le ha dicho unas palabras preciosas. 💬 "¿Ves? Silvia nos ha dado fuerzas para seguir adelante". #tiktokfootballacademy #DeportesEnTikTok #TikTokDeportes #EURO2024 #Football #Fútbol #Italia #Spalletti ♬ sonido original – Relevo

A raccontare questo piccolo spaccato di sofferenza ci ha pensato Walter Veltroni che, sul Corriere, ha riportato le parole strazianti del cronista. Il racconto degli ultimi giorni della moglie Silvia, sposata 28 anni fa. “Mia moglie Silvia, con la quale ero sposato da ventotto anni, è morta una settimana fa. Stava male da tempo. Tutto è cominciato alla fine degli altri campionati europei, quelli che l’Italia vinse. Tornai a casa, a Formigine, vicino Modena, e lei mi disse che dalle analisi risultava che era malata di leiomiosarcoma, un tumore dei tessuti molli. Mi disse “adesso togliamo tutto e vediamo cosa succede”. Purtroppo c’è stata la recidiva e si è ripresentato. Da lì è cominciata la sua battaglia, la nostra battaglia”. Una malattia che purtroppo, in poco tempo, l’ha uccisa.

“Dopo la prima partita della nazionale, quella con l’Albania, le cose sono precipitate. Ho fatto il collegamento la domenica mattina e sono tornato a casa. Sono stati giorni terribili e magnifici, abbiamo condiviso anche l’ultimo passaggio, come avevamo fatto per tutti i giorni di trent’anni della nostra vita. Ci siamo detti le cose che dovevamo dirci. Lei è morta il 20 giugno” continua il racconto Nosotti. “Nel momento in cui sono cominciati gli inni nazionali Silvia è spirata. Avevo lasciato un lavoro a metà, in Germania, e a Silvia non sarebbe piaciuto. E poi lavorare aiuta a non restare inchiodati al dolore, a non farsi risucchiare. Il lavoro è riscatto, è sentirsi utili, è condividere con altri. Nessuno è indispensabile, certo. Ma ho un’idea, forse una illusione, del mestiere di giornalista che ha a che fare con l’etica. Mi sarebbe sembrato di fuggire, di lasciare gli altri, di nascondermi. Allora ho accettato”.

Il cronista torna in Germania a finire il lavoro lasciato a metà, travolto dall’amore dei colleghi, tra cui Spalletti: “Raccontare, in questi giorni, mi ha aiutato a non sprofondare. Come l’affetto di tante persone, qui. Dei giocatori, dei colleghi, dei tifosi che incontro per strada. E poi quell’abbraccio di Luciano Spalletti, prima di Italia Croazia. Non me l’aspettavo. In quel momento non eravamo più il ct della nazionale e il giornalista che deve parlare di lui. Eravamo due esseri umani. Quello del giornalismo è un mestiere, più che un lavoro. È una cosa importante, antica. Fatta non solo di tecnica, ma, soprattutto, di etica e di umiltà. Per questo ora sono qui, col mio dolore, per raccontare ciò che vedo”.

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