Vai al contenuto

Il Polo Nord magnetico si sposta troppo rapidamente: l’allarme globale

Pubblicato: 17/01/2019 18:46

“Qualcosa di strano sta avvenendo in cima al mondo”: così esordisce l’articolo apparso nei giorni scorsi sulla rivista inglese Nature. Il Polo Nord magnetico della Terra (che non coincide col Polo Nord geografico) sta infatti migrando molto velocemente dal Canada verso la Siberia. Il fenomeno, di per sé “naturale”, ha raggiunto negli ultimi anni ritmi preoccupanti, al punto da indurre i ricercatori a richiedere l’aggiornamento anticipato del Modello magnetico globale (World Magnetic Model), un insieme di dati da cui dipendono tutti gli attuali sistemi di navigazione e di geolocalizzazione, compreso quello dei nostri moderni smartphone.

La parola all’esperto

Domenico Di Mauro, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), in una recente intervista all’ANSA ha spiegato: “Lo spostamento è la manifestazione in superficie di ciò che genera il campo magnetico terrestre: correnti elettriche che scorrono nel nucleo esterno della Terra, fatto di ferro e nichel fusi, fluidi come l’acqua”. Il campo magnetico generato da tali correnti sotterranee riveste un’importanza fondamentale, in quanto protegge la superficie terrestre dai raggi cosmici e dalle radiazioni solari che altrimenti renderebbero il nostro pianeta un luogo sterile e inospitale.

Polo Nord e onde magnetiche

Sempre secondo Di Mauro, “questo spostamento del Polo Nord magnetico, più rapido negli ultimi anni, potrebbe essere il segno del possibile innesco di un’inversione dei poli magnetici”. Questo fenomeno, chiamato “inversione geomagnetica”, si è ripetuto svariate volte durante la storia della Terra (l’ultima delle quali risalirebbe a circa 780mila anni fa) e, facendo sparire lo scudo magnetico protettivo, espone il nostro pianeta alle pericolose particelle solari.

Necessario aggiornare l’attuale Modello magnetico globale

Come detto, il Polo Nord magnetico si muove da sempre in direzione nord-ovest. Ciò che varia è la rapidità di tale spostamento: secondo recenti misurazioni, negli ultimi 50 anni questa migrazione ha subito una netta accelerazione, passando dai 15 km/anno di metà degli anni Novanta ai quasi 55 km/anno dei giorni nostri. Una simile anomalia ha spinto gli esperti ad anticipare di oltre un anno l’aggiornamento del Modello magnetico globale, inizialmente previsto per il 2020.

Il modello si sarebbe infatti rivelato obsoleto da quando, nel 2016 (vale a dire a un anno esatto di distanza dalla sua ultima messa a punto) si è registrato un picco di intensità del campo magnetico nella zona compresa tra il Sudamerica e l’Oceano Pacifico. Questo forte impulso ha di colpo scombinato i dati raccolti con l’aggiornamento dell’anno precedente, da qui la necessità di un loro ulteriore aggiustamento, fissato per il prossimo 30 gennaio.

Bussola indica il Polo Nord magnetico

Facile allarmismo o scenario preoccupante?

A questo punto, però, tra i non addetti ai lavori una domanda sorge spontanea: c’è da preoccuparsi? Nonostante gli effetti nefasti che produrrebbe un’inversione dei Poli, essa non si verificherebbe se non in tempi molto lunghi. Secondo gli esperti, inoltre, non vi è nulla di catastrofico alla base della spiegazione scientifica del fenomeno: impulsi come quelli avvenuti nel 2016 potrebbero essere ricondotti a semplici onde idromagnetiche” prodotte nel nucleo terrestre. Analogamente, il rapido movimento del Polo Nord magnetico potrebbe essere collegato a un getto di ferro liquido di forte intensità nelle profondità del pianeta, in corrispondenza del Canada. Come ha spiegato al convegno dell’American Geophysical Union Phil Livermore, geomagnetista dell’Università di Leeds: “Il getto sembra indebolire il campo magnetico sotto il Canada. La posizione del Polo Nord magnetico sembra essere governata da due grandi campi magnetici, uno sotto il Canada e uno sotto la Siberia. E la Siberia oggi sta vincendo questa competizione”. Ad innescarsi sarebbe dunque una sorta di vero e proprio “tiro alla fune” tra queste due gigantesche aree geografiche che, prevedono (o si augurano) gli esperti, possa presto riequilibrarsi.