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Volpi e visoni sotto tortura: l’insostenibile costo etico del mercato delle pellicce

Pubblicato: 02/04/2019 11:55

Quello andato in onda su Rai3 il 25 marzo scorso su Report è un servizio che fa ribrezzo. Immagini forti che legano lo stomaco, mentre il giornalista Emanuele Bellano mostra e spiega l’atroce vita e morte di milioni di volpi e visoni, destinati a diventare pellicce per il mercato dell’alta moda. Le due specie animali son infatti le più richieste, ma comportano un costo insostenibile dal punto di vista etico. Ed è proprio sull’etica che gioca il titolo dell’inchiesta: “L’Etichetta”. Questo perché le etichette ed i venditori rassicurano ai clienti che le pellicce acquistate son certificate come etiche. Ciò significa che garantiscono il benessere degli animali allevati. Ma la realtà è ben diversa.

Una vita di sofferenze per diventare pellicce

Gli animali vengono fatti ingrassare a dismisura, fino a tre volte il loro peso naturale, di modo che le pellicce risultino più grandi. Stanno chiusi tutta la vita in gabbie talmente strette da scatenare perfino casi di cannibalismo e autolesionismo. In migliaia presentano infezioni agli occhi e alla pelle. Infine, volpi e visoni vengono uccisi crudelmente, tramite elettrodi infilati nella bocca e nell’ano, di modo che le pellicce non si rovinino. Finiscono poi all’asta, comprate dai pellicciai per essere conciate, trattate e rivendute ai grandi nomi della moda.

Volpi ingrassate e torturate per farne pellicce (Fonte Report)
Volpi ingrassate e torturate per farne pellicce

L’inchiesta che ha svelato la realtà degli allevamenti

Il servizio del programma condotto da Sigfrido Ranucci ha mostrato senza remore i lager in Finlandia, primo produttore al mondo di pellicce allevate. Qui, questi animali innocenti vivono nella miseria solo per diventare merce ad uso e consumo degli esseri umani. Il giornalista e i cameramen di Report hanno chiesto agli allevatori di entrare per riprendere le condizioni degli animali e certificare che fossero davvero “a prova di animalista”. Ma gli allevatori si son rifiutati. Così Bellano e la sua troupe son tornati di notte, ad allevamento chiuso, e hanno ripreso senza autorizzazioni la sofferenza evidente degli animali.

Diversi Stati ormai vietano le pellicce, ma l’Italia?

Max Mara, Moncler, Woorlich e Loro Piana sono alcune delle aziende che Bellano e Ranucci citano fra quelle che ancora fanno uso di pellicce per i propri capi. Fortunatamente, altre grosse firme dell’alta moda hanno deciso di rinunciare alle pellicce. Fra queste, spiccano Armani, Gucci, Versace, Burberry. Austria, Belgio, Croazia, Lussemburgo, Olanda, Repubblica Ceca, Slovenia, Regno Unito hanno vietato l’allevamento di animali per la produzione di pellicce. In Italia, l’associazione animalista LAV (Lega Anti Vivisezione) ha presentato una proposta di legge per chiudere i circa 20 allevamenti da pelliccia ancora presenti sul nostro territorio e vietare l’apertura di nuovi, ma sono anni ormai che prende polvere in Parlamento. Il problema è dunque ancora lontano da una risoluzione definitiva. Come ha dimostrato Report, non c’è niente di etico nella vita trascorsa miseramente da quegli animali, e la politica deve agire al riguardo.

Armani ha detto no alle pellicce (Fonte ANSA)
Armani ha detto no alle pellicce