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Morì trascinata dall’auto dell’ex fidanzato, lui condannato in appello

Pubblicato: 15/07/2019 17:59

Oggi è stata emanata la sentenza d’appello nei confronti di Giuseppe Varriale, il giovane che nel 2017 causò la morte dell’ex fidanzata, Alessandra Madonna, che rimase uccisa la notte tra il 7 e 8 settembre di quell’anno. La ragazza morì infatti trascinata dall’auto del giovane, che si fermò dopo parecchi metri lasciando la ragazza esamina sull’asfalto.

La sentenza di appello arriva dopo un primo grado che aveva visto il ragazzo ricevere una condanna di 4 anni e 8 mesi per omicidio stradale. In fase di requisitoria, ora, il sostituto procuratore aveva chiesto una condanna di 20 anni per omicidio volontario: i giudici hanno invece deciso di condannare il giovane a 8 anni e 2 mesi di carcere per omicidio preterintenzionale.

Un rapporto complesso e conflittuale

Alessandra Madonna aveva 24 anni quando è morta: era una bellissima ragazza con il sogno di essere una modella e viveva della sua passione per la danza. Da tempo la relazione tra lei e l’ex fidanzato Giuseppe (che oggi ha 29 anni) si era rovinata: i due avevano convissuto per due anni a Roma, finché un presunto tradimento di lui aveva provocato una crisi nel loro rapporto.

La dinamica della morte

Nonostante Varriale avesse una nuova relazione i due avevano continuato a sentirsi e vedersi, mantenendo un rapporto decisamente complicato. La sera del 7 settembre 2017 i due si erano incontrati ed avevano cominciato a litigare, finché il giovane aveva deciso di andarsene in macchina. La ragazza, disperata, si era aggrappata all’auto con tutte le sue forze, nonostante l’ex fidanzato avesse messo in moto. Così, la 24enne era stata trascinata sull’asfalto fino a morire per gli urti subiti: successivamente Varriale aveva dichiarato di non essersi accorto subito che la ragazza era rimasta attaccata al Suv: il ragazzo si era infatti fermato solo dopo parecchi metri. Nonostante l’immediato soccorso prestato alla ragazza, quest’ultima è morta dopo poche ore dall’accaduto presso l’ospedale di San Giuliano Terme.

La madre della ragazza, alla lettura dell’ultima sentenza, ha avuto un malore in aula ed ha necessitato di un immediato soccorso.