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Lotta all’evasione, la proposta di Confindustria: una “tassa” sui contanti

Pubblicato: 12/09/2019 23:33

Il governo Conte-bis ha appena ottenuto la fiducia, ma già si profila all’orizzonte lo spettro dell’aumento dell’IVA e la necessità di una legge di bilancio efficiente. Mentre il neo ministro dell’Economia Roberto Gualtieri si mette al lavoro, il Centro Studi di Confindustria (CSC) ha presentato una proposta operativa per recuperare gettito e combattere l’evasione fiscale. L’azione proposta dal CSC si articola in due punti: da un lato incentivare l’uso della moneta elettronica, dall’altro disincentivare quello del contante.

La proposta del Centro Studi di Confindustria

Per incentivare l’uso della moneta elettronica, il CSC suggerisce di garantire un credito di imposta del 2% a chi effettua i pagamenti mediante transazioni elettroniche. Al contempo, è necessario introdurre una commissione del 2% sui prelievi da Atm o sportello, così da rendere svantaggioso il pagamento in contanti. Il CSC sottolinea che comunque i prelievi fino a 1500 euro sarebbero esentati da tale commissione. Rendere relativamente più conveniente l’utilizzo della moneta elettronica rispetto al contante scoraggia “l’evasione soprattutto nel settore distributivo e in presenza di transazioni regolate in contanti”, si legge nella proposta. Ciò avviene grazie alla tracciabilità dei pagamenti elettronici.

L’evasione fiscale in Italia

L’evasione fiscale, del resto, è la bestia nera del bilancio italiano. Secondo i dati ISTAT del 2016, l’economia sommersa ha un valore pari al 12,4 % del PIL. Il CSC sottolinea come questo dato sia “in discesa rispetto al passato ma sempre superiore alla gran parte dei paesi europei”. Ciò si traduce in una perdita di gettito contributivo stimato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze in 107 miliardi di euro. Cifre da capogiro che fanno ben capire la necessità di contrastare la piaga dell’evasione. L’introduzione dell’obbligo di fatturazione elettronica a inizio 2019 “sembra rappresentare uno strumento efficace”, riconosce il CSC.

Pagamento in contanti vs pagamento elettronico

La possibilità di evadere le tasse è anche favorita dalla predilezione tutta italiana per i pagamenti in contante, meno tracciabili rispetto a quelli elettronici. Secondo il CSC, “l’Italia è uno dei paesi dove meno diffuso è l’utilizzo di carte di pagamento”. A fronte di una media europea di 100 pagamenti elettronici pro-capite annui, in Italia ne vengono effettuati meno della metà. Sembra lontana anni luce la virtuosa Finlandia, con i suoi 300 pagamenti elettronici pro-capite. Gli italiani preferiscono le banconote sonanti, il contante “semplice da usare e difficile da tracciare”. Come sottolinea il CSC, “ciò ha un impatto sia sui costi di gestione del contante, sia sulla maggiore diffusione dell’evasione fiscale”.

Una proposta per recuperare gettito fiscale

La proposta operativa del Centro studi di Confindustria è tesa a ridurre l’evasione fiscale ma non comporta oneri aggiuntivi netti per la finanza pubblica. Al contrario, può dare “un recupero di gettito attraverso la riduzione dell’evasione fiscale”. Come si legge nella nota, “applicando una commissione del 2 per cento sui prelievi eccedenti tale soglia (di 1500 euro, ndr), si avrebbe un gettito annuale di circa 3,4 miliardi”.

Ultimo Aggiornamento: 16/09/2019 09:34