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Seborga, il borgo ligure che brama l’indipendenza dall’Italia

Pubblicato: 25/01/2020 22:50

Un piccolo tour tra i borghi liguri più particolari ci porta ad addentrarci tra vicoli e carruggi di un piccolo comune italiano che conta poco più che 250 abitanti ma che, nonostante le sue esigue dimensioni, ha saputo far parlare molto di sé. Scopriamo la storia, le origini e tutte le vicende legate a Seborga, il “Principato” che nei secoli ha rivendicato la sua indipendenza.

Seborga, il borgo ligure che da secoli rivendica l’indipendenza

Per aver chiaro il quadro bisogna tornare indietro sulla linea del tempo al 954 d.C, l’anno che viene riportato sulla copia di un documento in cui il marchese Guido, conte imperiale di Ventimiglia, avrebbe donato le sue proprietà terriere site a Seborga ai monaci benedettini dell’abbazia di Lerino. Sui confini di Seborga, si è dibattuto per secoli e i litigi non sono mancati. Si arriva, sorvolando sulla linea cronologica, al 1697 quando Vittorio Amedeo II di Savoia inizia a pensare di comprare il territorio di Seborga: un affare che andrà in porto solamente nel 1729.

Nella fattispecie, l’atto di vendita di Seborga – mai registrato – da parte dei monaci a Vittorio Amedeo II di Savoia, avvenne a Parigi il 30 gennaio del medesimo anno. Nell’atto in questione però non è mai stato scritto che il Re di Sardegna avrebbe, con la compravendita, acquisito la sovranità su Seborga e a rimostranza di questo, nei titoli “ufficiali” non comparve mai quello di Principe di Seborga. Quanto notificato nell’atto si sarebbe riferito semplicemente all’acquisizione del terreno di cui sarebbe diventato solamente ius patronatus, ovvero protettore. Ulteriore conferma: la compravendita sarebbe avvenuta servendosi di soldi personali e non attingendo alle casse del Regno di Sardegna.

L’elezione di Giorgio I, Principe di Seborga

Perché però parlare allora di “Principato di Seborga”? Sulla scia di una mancata acquisizione del “Principato” ma del solo territorio, il popolo ha sempre rivendicato la sua indipendenza in quanto la sovranità vacante, mai acquisita, al momento dell’atto sarebbe ricaduta direttamente sul popolo di Seborga stesso che non si è però mai opposto alla gestione sancita dall’atto pur avendo avuto in potenza la possibilità di esercitarla attivamente. Di quello stesso e solo ius patronatus non rimarrà poi più alcuna traccia nel 1946 quando li stessi Savoia verranno esiliati.

Data particolarmente importante per il popolo seborghino quella del 14 maggio 1963, giorno in cui in libertà e spontaneità, venne eletto “principe” di Seborga Giorgio Carbone anche meglio conosciuto come Giorgio I. Un titolo simbolico ricaduto liberamente sul giornalista per ben 46 anni, fino al 2009 anno della sua morte. Fu con lui che rinacque il desiderio di rivendicare la presunta e antica indipendenza, dichiarata nell’agosto del 1996 ma mai riconosciuta dallo Stato Italiano. Una storia, quella di Seborga, che ha saputo affascinare il mondo richiamando giornalisti da ogni dove, dalla BBC alla Vanguardia.

La prima principessa, Nina

Nel 2010, dopo la morte di Giorgio I di Seborga, fu il momento di Marcello Menegatto, eletto principe di Seborga il 25 aprile del medesimo anno con il nome di Marcello I. Una “reggenza”, la sua, durata sino all’estate del 2019 quando decise di abdicare lasciando così strada spianata alla sua stessa moglie, Nina Dobler, attuale (e anche storicamente prima) principessa di Seborga. Un’ascesa, quella di Nina, che ha dovuto fare i conti con la candidata avversaria, Laura Di Bisceglie, figlia di Giorgio I.