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Brigate Rosse: la storia degli uomini “senza nome” che le combatterono

Pubblicato: 27/01/2020 12:45

Ci sono stati uomini ‘invisibili’ che negli Anni di Piombo hanno sacrificato tutto per combattere le Brigate rosse. Invisibili allora, per necessità professionale. Invisibili dopo, anche per la coscienza sporca di un Paese che non ha fatto i conti fino in fondo con quella sanguinosa stagione.“. Queste le parole di Mario Mori, generale, prefetto e uno dei protagonisti della lotta al terrorismo italiano, nella prefazione del libro “Il coraggio tra le mani. Storia degli invisibili che hanno sconfitto le Brigate Rosse” di Emiliano Arrigo ed Enzo Magrì, nel quale viene raccontata la storia degli uomini che hanno combattuto le Brigate Rosse rimanendo nell’anonimato più totale.

Gli anni di piombo e le Brigate rosse

Anni di piombo come le pallottole sparate per suscitare terrore, odio, per destabilizzare la res publica; era di piombo anche l’aria si respirava. Un’aria tetra, pesantissima, che irrorava le città, le strade, la quotidianità. 

In Italia, i protagonisti di questo periodo rosso sangue sono i militanti delle Brigate rosse (BR). Organizzazione terroristica di estrema sinistra che, per circa 20 anni, ha tenuto con il cappio al collo l’intera Italia. Promulgatori di una lotta armata rivoluzionaria al fine di instaurare un regime comunista, di matrice marxista-leninista, che non hanno avuto nessuno scrupolo nell’usare i mezzi più meschini per il raggiungimento dello scopo: il terrore e la morte

Le BR nascono come gruppi parasindacali. Iniziano la loro attività con la propaganda, prediligendo quei luoghi di lavoro dove il rapporto lavoratore-dirigente è ormai incrinato dalla conflittualità. Ben presto passano dalle parole ai fatti. Nel loro mirino ci sono i dirigenti aziendali: li minacciano, bruciano loro le macchine ed infine, li sequestrano. Il loro motto è “Colpirne uno per educarne cento”. La lotta passa poi dalle aziende allo Stato. Sequestrano e uccidono quelle personalità che individuano come opposte alla loro ideologia: magistrati, pubblici ministeri, marescialli, avvocati; rei di aver voluto salvaguardare la Repubblica e i suoi cittadini. Le azioni contro lo Stato culminano con il sequestro Moro. L’evento di quel ventennio che più ha diviso il Paese. Dopo tira e molla e insufficienti trattative, il corpo senza vita di Aldo Moro viene ritrovato nel baule di una Renault R4, parcheggiata nelle immediate vicinanze della sede storica del PCI e di quella della DC, a Roma, il 9 maggio 1978.

Gli “Invisibili”

Chi sono gli Invisibili? Sono quelli che nascosti al mondo lo hanno salvatoSono quegli uomini che rendendosi invisibili, per la propria incolumità, per quella dei loro cari e del loro Stato, hanno combattuto e sconfitto il terrorismo delle Brigate rosse. Sono il Nero, Oberdan, Kawasaki, Lupo, Tromba, Palla, Nikon, Villa, Puffo e tanti altri, che, conosciuti con il loro “nome di battaglia”, nella legalità e nel rispetto dell’antagonista, hanno catturato e portato al cospetto della giustizia quei criminali che si sono sporcati le mani col sangue della Repubblica. Carabinieri facenti parte di forze speciali, come la Sezione Speciale Anticrimine o il Raggruppamento Operativo Speciale (ROS), create ad hoc con il solo scopo di combattere il terrorismo politico. Ragazzi e uomini che hanno deciso di passare gran parte della loro vita in clandestinità per spazzare via quella coltre di odio e paura che aveva invaso la quotidianità.

Ultimo Aggiornamento: 27/01/2020 12:54