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Francesca Morvillo: chi era la coraggiosa moglie di Falcone. Con lui fino alla fine

Pubblicato: 23/05/2020 16:56

Dov’è Giovanni?” queste le ultime parole pronunciate da Francesca Morvillo subito dopo la strage di Capaci. Estratta viva da ciò che restava del manto stradale e delle auto, Francesca Morvillo, moglie amatissima di Giovanni Falcone, morirà poche ore dopo in ospedale mentre si trovava in sala operatoria.

Una vita, quella di Francesca Morvillo, legata a filo stretto con la giustizia. Una passione, pari forse solo a quella del marito, e una missione.

Un destino tragicamente segnato

Insieme fino alla fine, nonostante i pericoli, le minacce, lo stress di un lavoro immenso come quello che Falcone stava portando avanti come una missione, e forse anche per Francesca Morvillo era così, per questo non lo ha mai lasciato. Una dedizione e una devozione che le sono costate il bene più prezioso, la vita stessa.

Chi era Francesca Morvillo? Una donna brillante, intelligente, ma anche un magistrato cresciuta con la giustizia nelle vene, una donna che conosceva il valore del suo lavoro e di quello del marito.

Insieme a lui per scelta, una devozione che le è valsa una medaglia d’oro al valor civile che cita: “(…) pur consapevole dei gravissimi pericoli cui era esposto il coniuge, gli rimaneva costantemente accanto sopportando gli stessi disagi e privazioni, sempre incoraggiandolo ed esortandolo nella dura lotta intrapresa contro la mafia. Coinvolta, insieme al Magistrato, in un vile e feroce agguato, sacrificava la propria esistenza vissuta coniugando ai forti sentimenti di affetto, stima e rispetto verso il marito, la dedizione ai più alti ideali di giustizia”.

Chi era Francesca Morvillo

Nata a Palermo il 14 dicembre 1945 in una famiglia già devota alla professione della giustizia. Il padre Guido era sostituto procuratore a Palermo, mentre il fratello Alfredo entrerà in magistratura e lavorerà poi nel team dello stesso Falcone. Un destino già scritto quindi, quello di Francesca Morvillo, che iscrittasi all’Università degli Studi di Palermo, scelse giurisprundenza e si rivelò la studentessa più brillante.

Laureatasi con il massimo dei voti e la lode, la sua tesi fu così apprezzata da ottenere il conferimento del premio Giuseppe Maggiore per la miglior tesi nelle discipline penalistiche.

Una carriera nella magistratura

Se la carriera universitaria di Francesca Morvillo fu brillante, lo stesso si può dire di quella lavorativa. È stata giudice del tribunale di Agrigento, si è occupata dei minori come sostituto procuratore per il Tribunale per i minorenni di Palermo ed è stata Consigliere della Corte d’Appello di Palermo. Inoltre è stata anche membro della Commissione per il concorso d’acceso alla magistratura, il 22 maggio 1992 fece la sua ultima apparizione in una commissione.

Infine, Francesca Morvillo è stata anche docente universitaria presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia di Palermo, per il corso di Legislativa del minore nella scuola di Specializzazione in Pediatria.

L’amore per Giovanni Falcone

Quel 23 maggio 1992 moriva anche Francesca Morvillo. Sedeva accanto al marito, alla guida dell’auto, ultimo atto di una storia d’amore iniziata solo 13 anni prima. I due si erano incontrati nel lontano 1979, quando Falcone era giudice istruttore a Palermo. Nell’83 andarono a convivere e, dopo aver ottenuto i rispettivi divorzi, i due si sposarono nel 1986. Una cerimonia intima officiata da Leoluca Orlando e con un banchetto di nozze preparato dalla stessa Francesca.

Da allora divennero ancora più inseparabili, uniti dall’amore, dalla complicità, dal rispetto delle reciproche idee e da una forza d’animo fuori del comune ma, soprattutto il loro fu un amore riservato. Francesca Morvillo non si fece convincere a lasciare il marito neanche quando lui, nel 1989, tentò di allontanarla per metterla al sicuro rifiutò e si fece trasferire a Roma per stargli accanto.

La morte di Francesca Morvillo

Entrambi sapevano di avere il destino segnato, che il loro matrimonio era una corsa per guadagnare più tempo possibile. Lo stesso Borsellino l’aveva capito quando, dopo la strage di Capaci, si definì un morto che cammina. Eppure sarebbero invecchiati insieme se il destino gliel’avesse permesso e in un certo senso è come se l’avesse fatto. Quando alle 17.58 (l’orario in cui si è fermato l’orologio della Morvillo) l’intero svincolo per Capaci sulla A29 è saltato in aria, lei e Giovanni erano seduti nei sedili anteriori, travolti in pieno dall’esplosione sono usciti vivi per poi morire a distanza di pochissime ore l’uno dall’altro per ricongiungersi, in un certo senso, per sempre.

Sapevano che non avrebbero avuto la fortuna di invecchiare insieme e di veder crescere figli e nipoti, per questo non ne hanno lasciati. “Non voglio mettere al mondo degli orfani” diceva Falcone, ma di orfani ne hanno lasciati a migliaia, e ogni anno si fermano per ricordare lui, sua moglie e tutti i membri della scorta uccisi il 23 maggio 1992.