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Marco Vannini e l’audio del 118 che potrebbe cambiare il destino dei Ciontoli

Pubblicato: 09/07/2020 11:18

L’audio delle due telefonate al 118 operate dalla famiglia Ciontoli, la sera della morte di Marco Vannini, sono sempre state al centro delle indagini e dei successivi sviluppi processuali.

Ad essere indagate ed analizzate, in particolare, sono sempre state le parole disperate -ma finora incomprensibili- di Marco, la cui voce si riusciva ad infilare tra le parole di Federico ed Antonio Ciontoli.

Il lavoro sull’audio delle telefonate al 118

Da qualche settimana, comprendere le parole di Marco è di nuovo possibile: un team di esperti ha infatti lavorato sull’audio, riuscendo a pulirlo ed a rivelare le parole del 20enne di Cerveteri. Quest’audio acquisisce una nuova importanza ora che è iniziato il nuovo processo d’appello alla famiglia Ciontoli.

Le parole di Marco: “Portami il telefono”

Marco voleva essere aiutato, e voleva chiedere aiuto da solo. Questo è quanto sembra emergere grazie all’audio ripulito dalla Emme Team, gruppo di professionisti italiani ed americano che spesso lavora sul reparto audio a livello cinematografico, e che stavolta è riuscito nel piccolo miracolo di far sentire la voce di Marco: “Ti prego basta, mi fa male, portami il telefono”, diceva Marco Vannini, mentre Antonio Ciontoli parlava con l’operatrice del 118. “Dov’è il telefono, portamelo, portami il telefono, mi fa male, mi fa male il braccio”. A rispondergli è Martina, la sua fidanzata, che gli dice “Basta, basta”, mentre la madre di Martina, Maria Pezzillo, in merito al telefono, risponde “È giù”.

La telefonata: Marco Vannini voleva chiamare aiuto

Questa telefonata rende evidente il fatto che Marco Vannini aveva espresso la volontà di essere aiutato, e di poter contattare qualcuno che lo potesse aiutare.

La telefonata si potrebbe rivelare fondamentale nel contesto del nuovo processo d’appello che ha avuto inizio ieri e che consta in un nuovo secondo grado, dopo che la Corte di Cassazione ha annullato le condanne pronunciate nella precedente sentenza. Tali parole vanno anche a mettere sotto una nuova luce quelle rilasciate ieri da Federico Ciontoli, che ha dichiarato che al momento del dramma non aveva motivo di rendersi conto che Marco era vittima di un colpo di pistola, e non di uno spavento. in quanto il ragazzo si lamentava chiaramente della ferita al braccio.