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Scandalo camici, indagini sul conto in Svizzera di Fontana: “È pazzesco”

Pubblicato: 26/07/2020 10:46

All’indomani dell’inchiesta che ha travolto il presidente della Lombardia Attilio Fontana, il caso è già politico. Dal Partito Democratico e Movimento 5 Stelle arriva la richiesta di dimissioni, ma la Lega fa quadrato intorno al governatore.

Fontana si difende dal reato ipotizzato di frode in pubbliche forniture per il “caso camici”, con l’assegnazione senza gara di appalto all’azienda di famiglia della moglie Roberta Dini. Le indagini dei magistrati ora si concentrano sul conto in Svizzera da 5,3 milioni di euro da cui avrebbe tentato il bonifico.

Attilio Fontana si difende sul conto da 5 milioni

Il presidente Attilio Fontana reagisce alle accuse che sono piovute ieri, con al diffusione della notizia dell’iscrizione al registro degli indagati della Procura di Milano. Il presidente parla di “manifeste maldicenze” su Facebook, dove chiarisce sul conto in Svizzera che avrebbe ricevuto in eredità dalla madre, Maria Giovanna Brunella.

Nelle dichiarazioni richieste dalle norme sulla trasparenza sono riportati nel dettaglio i miei patrimoni“, dichiara, “Non vi è nulla di nascosto e non vi è nulla su cui basare falsi scoop mediatici“.

Il post Facebook di Attilio Fontana
Il post Facebook di Attilio Fontana

L’eredità della madre dalle Bahamas alla Svizzera

È proprio sul conto in Svizzera che la Guardia di Finanza sta scavando. Aperto nel 2005 alle Bahamas dalla madre di Attilio Fontana, la dentista Maria Giovanna Brunella, i 5,3 milioni di euro sono stati in seguito spostati nei cantoni elvetici.

Nel 2015, alla morte della donna, il beneficiario di quel conto esotico, Attilio Fontana, li ha ricevuti in eredità e “scudati” con il voluntary disclosure, il meccanismo per regolarizzare i conti detenuti illecitamente all’estero. I pm vogliono capire se i soldi prima depositati alle Bahamas fossero davvero il tesoretto della madre del governatore.

Lo scandalo camici che ha travolto Fontana

Sono le incongruenze delle date che mettono in allerta gli investigatori. La fornitura di camici sarebbe stata autorizzata da Aria Spa, centrale acquisti della Regione Lombardia, ad aprile, in piena emergenza coronavirus. 75mila camici per 513mila euro alla Dama Spa, azienda della famiglia della moglie di Attilio Fontana. L’ad è il cognato Andrea Dini, anche lui indagato insieme al dg dimissionario di Aria Spa Filippo Bongiovanni.

Quel presunto acquisto è diventato donazione dopo che la trasmissione Report ha iniziato a fare domande. Fontana avrebbe allora convinto il fratello della moglie a “donare” quei camici, prendendo ad insaputa di Dini il suo Iban per risarcirlo. Il 20 maggio Attilio Fontana avrebbe tentato di fare un bonifico al cognato di 250mila euro, segnalato dall’Unione Fiduciaria a Bankitalia come da norme anti-riciclaggio per il sospetto sulla causale.

La difesa del governatore della Lega

Attilio Fontana si è difeso dai sospetti e in un’intervista a La Stampa ha dichiarato: “Questa storia è pazzesca. Ma qual è il reato? Di solito le persone finiscono indagate perché prendono dei soldi illecitamente. Io invece rischio di passare alla storia come il primo politico che viene indagato perché i soldi ha cercato di versarli“.

Sul bonifico, Fontana continua: “Mi sono sentito responsabile per mio cognato. Quei soldi li consideravo una donazione, a mio modo“. La vera violazione, secondo il governatore, è “una palese violazione del segreto istruttorio e per questo probabilmente mi rivolgerò ai magistrati di Brescia“.