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Coronavirus, stop al distanziamento sui treni. Gli scienziati: “Scelta sbagliata e preoccupante”

Pubblicato: 01/08/2020 10:51

Distanziamento sui treni? Non più. Dal 1° agosto, la misura non è più obbligatoria su tutti i mezzi ad alta velocità di Trenitalia e Italo. In base alla nota pubblicata il 31 luglio sul sito del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, “è consentito derogare al distanziamento interpersonale di un metro, a bordo dei treni a lunga percorrenza”. La decisione, presa sulla base delle linee guida del Dpcm del 14 luglio, non è tuttavia piaciuta al Comitato tecnico scientifico, che ha espresso tutta la sua preoccupazione. Non solo in Francia, in Spagna e nel resto d’Europa stiamo infatti assistendo ad una nuova ondata di casi, ma il numero di contagiati da coronavirus ha ripreso a crescere anche nel nostro Paese. I nuovi positivi, nell’ultimo bollettino italiano, erano 379. Il giorno prima 386.

Le misure a bordo dei treni

Il Mit, retto dal ministro Paola De Micheli, specifica nella nota del 31 luglio le modifiche apportate all’organizzazione del trasporto ferroviario. La deroga al distanziamento è consentita, infatti, nel rispetto di alcuni requisiti fondamentali previsti dal Dpcm dello scorso 14 luglio. Innanzitutto, dev’esser garantito un costante ricambio d’aria “a bordo sia mediante l’impianto di climatizzazione sia mediante l’apertura delle porte esterne alle fermate”. Resta obbligatorio l’uso della mascherina e la misurazione della temperatura, con relativo divieto di salire a bordo per chi abbia una temperatura superiore ai 37,5°C. Le salite e le discese dal treno dovranno essere sempre disciplinate individualmente, prosegue la nota del Mit- Il posto assegnato non potrà essere cambiato in nessun caso. I sedili contrapposti (faccia a faccia) potranno essere utilizzati solo ed esclusivamente nel caso in cui i passeggeri siano conviventi.

Autocertificazione per viaggiare

Infine, ogni passeggero presenta un’autocertificazione che attesti il buono stato di salute. Come specifica la nota del Mit, quando acquista il biglietto, il passeggero attesta:

– “di non essere affetto da COVID-19 o di non essere stato sottoposto a periodo di quarantena obbligatoria di almeno 14 giorni;

di non accusare sintomi riconducibili al COVID-19 quali, a titolo esemplificativo, temperatura corporea superiore a 37,5°C, tosse insistente, raffreddore e di non aver avuto contatti con persona affetta da COVID-19 negli ultimi 14 giorni;

l’impegno a rinunciare al viaggio e a informare l’Autorità sanitaria competente nell’ipotesi in cui qualsiasi dei predetti sintomi emergesse prima del viaggio o si verificasse entro otto giorni dall’arrivo a destinazione i servizi ferroviari utilizzati”.

Il Cts: “Scelta sbagliata”

Le nuove misure sui viaggi a lunga percorrenza non son tuttavia piaciute alla maggioranza degli esperti. Dal Comitato tecnico scientifico si leva un brusio di proteste e preoccupazione. Per Walter Ricciardi, consigliere scientifico del ministro della Salute Speranza, è semplicemente “sbagliato eliminare il distanziamento sociale sui treni”. Secondo l’esperto, intervistato dall’Adnkronos, “proprio il distanziamento contribuisce alla sicurezza di questo mezzo di trasporto, che diventerebbe altrimenti insicuro”. Per il Cts, la scelta “desta molta preoccupazione”. A maggior ragione se si pensa alla curva dei contagi degli ultimi giorni e all’indice Rt che si avvicina nuovamente all’1 a livello nazionale.

Già nei prossimi giorni potrebbe comunque cambiare tutto un’altra volta. L’8 agosto un nuovo Dpcm sostituirà quello del 14 luglio, con una prevista “armonizzazione” delle misure di sicurezza sulla base della proroga dello stato di emergenza.

Lo studio sulla trasmissibilità del virus sui treni

Un nuovissimo studio dell’Università di Southampton, condotto in collaborazione con l’Accademia cinese delle scienze, ha inoltre analizzato gli indici di trasmissibilità del Covid-19 sui treni. Dalle analisi è emerso che i passeggeri che viaggiano in posti direttamente adiacenti a un paziente indice hanno il più alto livello di trasmissione (una media del 3,5% di contrarre il virus). Per quelli seduti sulla stessa fila, il dato scende all’1,5%.

Inoltre, per gli studiosi il rischio aumenta per ogni ora di permanenza sul treno. Gli autori della ricerca hanno commentato così i risultati raggiunti: “Sebbene vi sia un rischio aumentato di trasmissione Covid-19 sui treni, la posizione del sedile di una persona e la durata del viaggio vicino ad una persona infetta possono fare una grande differenza”.