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East Market Place, il valore del vintage: l’etica del commercio “immortale”

Pubblicato: 26/01/2021 09:40

Dopo aver abbattuto i confini dell’immortalità degli oggetti, Linda Ovadia e Gianluca Iovine guadano un nuovo corso inaugurando una nuova era per l’East Market, il “primo market dedicato a privati, hobbisti e commercianti” che fino ad oggi aveva avuto modo di vivere solo fisicamente a Milano. La crisi del settore dovuta all’emergenza sanitaria, coniugata alla creatività dei soci fondatori, è stata la motrice della rivoluzione di uno dei più rinomati mercati vintage d’Italia e d’Europa (menzionato anche dal The New York Times) in un mercato online permanente aperto 24 ore su 24 e raggiungibile da tutto il mondo.

Dietro però, c’è molto di più: intervistata da The Social Post, la fondatrice Linda Ovadia ci racconta il processo evolutivo e l’etica del vintage, la filosofia di un commercio “eterno” che sposa i più attuali temi di riuso, riciclo e sostenibilità.

La realtà dell’East Market Milano

Parlando al telefono con Linda si percepisce l’amore e la dedizione per il suo lavoro, sorto da una fortissima passione. Un mestiere che si fonde alla sua creatività e alla filosofia del “vintage”: la seconda possibilità di ciò che una vita l’ha già avuta. Ed è proprio Linda che da co-fondatrice ci racconta la realtà dell’East Market Milano, un noto mercato dapprima confinato nel capoluogo lombardo e diventato ora, con rapida necessità, mondiale.

East Market Milano: qual è il tuo ruolo in questa realtà?

All’interno della realtà dell’East Market Milano siamo in due, io e Gianluca Iovine, il mio socio. Insieme siamo i fondatori del progetto e abbiamo ruoli definiti al suo interno: io mi occupo più della parte creativa e della comunicazione; Gianluca più di tutto ciò che è amministrativo. A questo viaggio si è aggiunto in tempi recenti un nuovo socio, Francesco Laera, che si occupa di tutto ciò che è digitale.

Che cos’è l’East Market Milano?

Siamo partiti insieme dall’East Market Milano, un grande mercato che facciamo ormai da 6 anni che ha cadenza mensile. Ovviamente ora siamo fermi a causa dell’emergenza ma di norma abbiamo sempre accolto sino ai 300 espositori da tutta Italia e Europa che possono proporre di tutto e di più: dall’abbigliamento vintage al modernariato. Possono partecipare sia privati che commercianti ma anche hobbisti e diamo spazio anche a brand emergenti, è un contesto del tutto variegato che ha come comune denominatore il vintage, il riciclo e la sostenibilità.

Oltre i confini fisici: un mercato 24 ore su 24 raggiungibile da tutto il mondo

Lo sbarco online: che cos’è l’East Market Place?

Da un mese a questa parte abbiamo lanciato questo progetto, l’Eastmarketplace.com, che vuole essere l’evoluzione del mercato fisico che era già di per sé molto forte. Abbiamo cercato di ricreare l’esperienza del mercatino fisico online. Avevamo in mente già da un po’ lo sbarco online, l’emergenza sanitaria non ha fatto altro che accelerare i tempi: abbiamo fatto il lancio in tempi record.

Qui si può davvero trovare di tutto: gli espositori che già fanno parte della nostra realtà ma anche realtà completamente nuove che per questioni geografiche non avevano mai potuto partecipare prima. L’online dà una chance in più, l’espansione geografica: l’East Market Place è un vero e proprio mercato aperto contemporaneamente 24 ore su 24 in tutto il mondo. Possiamo dire di aver cercato di abbattere completamente i confini del mercato fisici, i limiti temporali, e il bello è chi ci si ritrova ad essere tutti protagonisti e tutti spettatori: chiunque può decidere infatti di aprire il proprio negozietto online. Su East Market Place si possono trovare privati ma anche commercianti, hobbisti, l’importante è sposare la nostra filosofia. Qualche anno fa potevamo considerare quello del vintage un mercato di nicchia, ora noi stiamo cercando di sdoganarlo. Ad oggi contiamo già 200 espositori online ma i numeri sono in continua crescita.

Guarda il video:

L’etica del vintage: il mercato senza tempo

Qual è l’anima e l’etica del vintage?

Il vintage in questi ultimi anni ha avuto un vero e proprio rilancio in tutto il mondo perché sposa i temi della sostenibilità e del riciclo e come si dice “non si butta via nulla”. Parlando di abbigliamento ma anche di oggettistica, tutto diviene immortale. Ogni oggetto o capo venduto ha avuto alle spalle varie vite, ha un passato e ha un futuro. Ognuno di noi possiede cose che non usa più ma che possono essere utili agli altri e diventa interessante riciclare per permettere agli oggetti di continuare a vivere.

Che cos’è che spesso allontana i clienti dall’acquistare oggetti che già hanno avuto una vita?

Credo sia un fattore dettato dall’ignoranza: si pensa che ” vintage” si riferisca semplicemente “cose usate” quando in realtà non è affatto così. Il vintage conta capi usati così come capi perfettamente nuovi e conservati. Bisogna fare molta attenzione a distinguere il vintage dal “second hand”, che è tutt’altra realtà. Un capo vintage spesso può avere un valore che supera di gran lunga quello di un capo nuovo quindi allontanarsi dal comprare vintage si traduce solamente in un fattore di mentalità. Fortunatamente però in questi anni si sta indebolendo la credenza che comprare vintage significhi solamente comprare capi usati, brutti o rotti.

Quand’è che un oggetto o un capo diventa vintage?

Un capo diventa “vintage” dopo 20 anni: è un tempo relativamente recente, basti pensare che oggi possiamo considerare vintage tutto ciò che abbiamo nell’armadio risalente agli anni 2000.

Una filosofia sostenibile che sconfigge “l’ultima moda”

La crisi dovuta all’emergenza sanitaria non ha risparmiato nessuno: in che modo il vostro lavoro è stato penalizzato in questi mesi?

Sì, siamo stati penalizzati tutti e noi sicuramente tantissimo occupandoci soprattutto di un evento fisico, peraltro molto grosso. Per quanto riguarda invece il vintage siamo stati un po’ meno penalizzati: i capi, non avendo una stagionalità, resistono nel tempo senza subire i dettami della moda al contrario di ciò che accade nei negozi che acquistano collezioni attuali e che se invendute ora non possono pensare di rivenderle il prossimo anno. Da qui un altro forte legame tra il nostro commercio e la sostenibilità: i nostri capi, non passando mai di moda, possono resistere e non morire con la stagione corrente, possono essere riproposti il prossimo anno così come quello dopo, sempre.

Il motto: “Everything old is new again

Qual è il vostro claim preferito per comunicare i vostri valori alla clientela?

Il punto focale della nostra campagna è uno: everything old is new again, tutto ciò che è vecchio è nuovo di nuovo. Un motto che racchiude totalmente il concetto dell’immortalità e da qui si sviluppa tutta la nostra filosofia.

Ultimo Aggiornamento: 26/01/2021 09:45