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Sara Pedri ginecologa scomparsa: i carabinieri chiedono di indagare due persone, l’ipotesi dei maltrattamenti

Pubblicato: 10/08/2021 18:36

Il giallo di Sara Pedri, ginecologa scomparsa il 4 marzo scorso, è ancora irrisolto. Nelle ultime ore, però, sarebbe emersa una novità sull’attività investigativa condotta sul caso. L’obiettivo è comprendere cosa sia davvero successo alla 31enne, professionista definita dai colleghi “brillante e preparata”, e quale sia il contesto in cui è maturata la sua sparizione. Un importante bacino di sospetti convergerebbe sulla pista di un suicidio consumato al culmine di una spirale di vessazioni subite nel reparto in cui la giovane prestava servizio, Ostetricia e Ginecologia del Santa Chiara di Trento. Secondo quanto trapelato, i carabinieri del Nas avrebbero chiesto alla Procura di indagare l’ex primario e la sua collaboratrice.

Sara Pedri ginecologa scomparsa: i carabinieri chiedono di indagare ex primario e vice

Per il caso di Sara Pedri, riporta TgCom24, i militari ipotizzerebbero il reato di maltrattamenti. Uno scenario che avrebbe un più ampio spettro, con il presunto emergere di indizi sulla presenza di altre persone quali possibili vittime di vessazioni nel reparto in cui la 31enne lavorava. Secondo gli inquirenti, sarebbero almeno 14 i dipendenti – tra medici e infermieri, ginecologa compresa – destinatari di demansionamenti, pressioni e umiliazioni sul posto di lavoro

Attraverso una informativa alla Procura, i carabinieri del Nas avrebbero quindi chiesto l’iscrizione nel registro degli indagati di due persone: l’ex primario, Saverio Tateo, e la sua vice, Liliana Mereu. Nel luglio scorso, le autorità avrebbero condotto un sopralluogo nel reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale Santa Chiara dove la Pedri prestava servizio e avrebbero acquisito documenti. Al momento, come sottolineato dalla Procura e riportato ancora TgCom, non ci sono indagati.

Sara Pedri e gli altri: le testimonianze nel vortice dell’inchiesta

La parola ora spetta alla magistratura, ma il sospetto che Sara Pedri non fosse la sola a subire, sul posto di lavoro, si sarebbe irrobustito con una serie di testimonianze poi confluite nel vortice dell’inchiesta. “Ogni volta che andavo a lavorare, pregavo Dio di fare un incidente, rompermi le gambe o restare paralizzata per rimanere a casa per sempre”, aveva raccontato una ex collega della giovane ginecologa a Chi l’ha visto?, restituendo alla vicenda una cornice di ombre pesantissime: “Non puoi portare il tuo dipendente a questo livello, ti fanno lavorare per tre, ti ammazzano di lavoro, e quando ti ammali ti mandano in disciplinare perché ti sei permessa di metterti in malattia, fino a farti fuori“.

Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, 6 professionisti della struttura, poche settimane prima della scomparsa di Sara Pedri, avrebbero denunciato 2 specialisti per “continue vessazioni mortificanti” che sarebbero alla base dell’abbandono del posto da parte di 62 lavoratori negli ultimi 6 anni. Il Santa Chiara di Trento ha avviato un’indagine interna e sarebbe emersa una trama di elementi capaci di far scattare i provvedimenti di trasferimento a carico dei soggetti indicati, interventi che la stessa Azienda sanitaria avrebbe definito “necessari”, “decisi al fine di tutelare la serenità delle pazienti, di tutti gli operatori coinvolti e a salvaguardia del buon funzionamento del reparto”.

All’esito di 110 audizioni che sarebbero state condotte dalla commissione interna, sarebbero stati riscontrati “fatti oggettivi e una situazione di reparto critica“, riferisce Ansa. Stando a quanto riportato da TgCom, l’ex primario, attraverso i suoi legali, avrebbe parlato di menzogne, illazioni e di una campagna diffamatoria nei suoi confronti.

Ultimo Aggiornamento: 10/08/2021 20:50