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Origini del Covid-19, l’epidemiologo rivela di aver appreso del virus 15 giorni prima dell’allarme di Pechino

Pubblicato: 06/09/2021 10:27

I primi dati sul Covid-19 sarebbero stati diffusi 2 settimane prima che gli organi sanitari globali rendessero noto il rischio pandemico. Lo afferma Ian Lipkin, professore alla Columbia University di New York. Il ricercatore dichiara di aver sentito parlare del coronavirus a Wuhan ben prima che il mondo intero fosse messo a conoscenza della sua esistenza.

Origini del Covid, le prime notizie 2 settimane prima della diffusione dell’allarme: parla lo scienziato

Ian Lipkin è professore alla Columbia University di New York ed è uno dei migliori epidemiologi al mondo. In passato, la Cina gli ha riconosciuto il merito di aver contribuito allo studio della Sars. Stando alle sue ultime dichiarazioni il governo di Pechino avrebbe appreso dell’esistenza del coronavirus ben 2 settimane prima che le istituzioni sanitarie concentrassero l’attenzione sul rischio pandemico. La sua dichiarazione è stata raccolta in un documentario di Spike Lee. Nella pellicola il prof. Lipkin ha rivelato di aver appreso del “nuovo focolaio” il 15 dicembre 2019, ripetendo più volte giorno, mese e anno per fugare ogni dubbio.

Come osserva il Daily Mail tuttavia, la Cina ha più volte garantito che prima di quella data erano stati registrati unicamente 5 pazienti a Wuhan (città da 11 milioni di persone). L’Organizzazione Mondiale della Sanità è venuta a conoscenza della situazione ben 16 giorni più tardi, quando Taiwan ha lanciato l’allarme. Questo ritardo avrebbe permesso la rapida diffusione del virus, con le tragiche conseguenze che oggi conosciamo.

I dubbi sull’origine del Covid: “Molte domande necessitano disperatamente di una risposta”

Le affermazioni di Ian Lipkin alimentano sempre di più i dubbi sulle reali origini del coronavirus. “I retroscena del virus a Wuhan lasciano ancora molte domande che necessitano disperatamente di una risposta per evitare il ripetersi di una pandemia che ci ha colpiti così duramente” ha osservato il presidente della Commissione Affari Esteri britannica Tom Tugendhat. La Cina deve smettere di alzare barriere per permettere al mondo di capire cosa accade e apprendere tutte le lezioni necessarie a prevenire future pandemie” ha aggiunto.

Second il Daily Mail, su Pechino cadrebbero numerose accuse. Il governo avrebbe nascosto dati, impedito ai medici di parlare, arrestato giornalisti, incolpato altre nazioni e resistito alle inchieste delle istituzioni sanitarie globali.

“L’epidemia avrebbe potuto essere prevenuta”: il racconto del ricercatore

Ian Lipkin ha rivelato di aver “seguito” il virus che ha causato la pandemia globale con “alcuni amici” al Centre of Disease Control e con il “governo nazionale” prima di recarsi in visita in Cina per indagare. Come spiega il Daily Mail, il ricercatore sarebbe inoltre stato contattato da un collega cinese, Lu Jiahai. Quest’ultimo è un professore di salute pubblica all’università di Guangzhou e, come riporta la testata, gli avrebbe riferito che l’epidemia avrebbe potuto essere prevenuta se i sistemi d’allarme avessero funzionato adeguatamente.

La versione del professore Lipkin sembra smentire la narrazione dei fatti riportata da Pechino. Il governo cinese ha infatti riconosciuto a una dottoressa di Wuhan il merito della prima segnalazione del nuovo virus, il 27 dicembre 2019. Stando alle parole del ricercatore, il virus sarebbe già stato dilagante in quella data. Un giornalista avrebbe addirittura scritto di un laboratorio privato a Guangzhou che avrebbe “assemblato una sequenza quasi completa di genoma” e vedendo la similarità con la Sars avrebbe passato le informazioni all’Accademia Cinese delle Scienze Mediche.

Lipkin ritiene che se l’allarme per il coronavirus fosse stato diffuso a livello globale in tempi brevi, il Covid avrebbe ucciso meno persone della Sars. Questa patologia ha causato la morte di 774 persone dopo la sua individuazione nel 2002.