Vai al contenuto

Vaccino Covid-19, quanto cala l’efficacia con il tempo: cosa dicono gli studi

Pubblicato: 06/09/2021 10:25

Qual è l’efficacia dei vaccini mRNA contro la malattia sintomatica di Covid-19? Questa la domanda a cui uno studio condotto sui lavoratori della sanità dell’Università di San Diego, in California, ha cercato di dare una risposta, per arricchire il bagaglio di informazioni necessarie per combattere la pandemia da Covid-19.

Quanto cala l’efficacia del vaccino mRNA nel tempo

Un nuovo studio pubblicato sul New England Journal of Medicine ha valutato l’incidenza di infezioni sintomatiche tra gli operatori sanitari completamente vaccinati con vaccini a mRNA, della California. I dati hanno evidenziato come, nel periodo successivo al completamento della vaccinazione e per i successivi quattro mesi (si valuta il periodo che va da marzo a giugno), l’efficacia nei confronti della malattia sintomatica è stata tra il 94% e il 96% per poi calare al 65,5% nel mese di luglio. Gli autori della ricerca hanno sottolineato come metà giugno, quindi, le infezioni sono aumentate rapidamente anche tra chi aveva concluso il ciclo vaccinale. L’aumento coincide con la fine dell’obbligo di indossare le mascherine nello Stato e la rapida diffusione della variante Delta.

Vaccino Covid: i dati, mese per mese

Gli operatoti sanitari dell’ospedale oggetto dello studio hanno cominciato la somministrazione a metà dicembre 2020 di vaccini mRna. I dati dicono che a marzo il 76% era completamente vaccinato e a luglio la percentuale era all’83%. All’inizio di febbraio, quindi, le infezioni sono diminuite già in modo drastico. Successivamente, tra marzo e giugno, meno di 30 operatori sanitari sono risultati positivi ogni mese, riporta Ansa. I dati parlano chiaro: dal 1 marzo al 31 luglio un totale di 227 operatori sanitari dell’ospedale è risultato positivo a Sars-CoV-2; 130 dei 227 dipendenti (57,3%) erano completamente vaccinati. I sintomi si sono manifestati in 109 dei 130 lavoratori completamente vaccinati (corrispondente quindi al 83,8%) e in 80 dei 90 non vaccinati, quindi l’88,99%. Non sono stati segnalati decessi in nessuno dei due gruppi.

La ricerca si concentra poi ancora su un altro particolare, quello dell’intervallo tra le dosi. In Inghilterra, infatti, l’intervallo tra le due dosi è stato esteso fino a 12 settimane e l’efficacia del vaccino si è mantenuta all’88%. “I nostri dati suggeriscono che l’efficacia del vaccino è considerevolmente inferiore contro la variante delta e può diminuire nel tempo dalla vaccinazione“. La discussione, quindi, in merito alla possibilità di una terza dose, resta aperta.

Come funzionano i vaccini a mRNA Pfizer e Moderna

Tra le Faq dell’Aifa, l’Agenzia Italiana del Farmaco, viene spiegato anche il funzionamento del vaccino mRNA: “I due vaccini basati su molecole di acido ribonucleico, i vaccini a mRNA, approvati per la campagna vaccinale contro COVID-19 fanno arrivare in alcune cellule della persona immunizzata un piccolo segmento di mRNA che contiene le istruzioni per produrre temporaneamente la proteina Spike, una proteina presente sulla superficie del coronavirus SARS-Cov-2“. E ancora: “In questi vaccini, il piccolo segmento di mRNA del virus è inserito all’interno di microscopiche vescicole lipidiche che, fondendosi con le cellule umane, lo conducono all’interno della cellula. Qui, il segmento di mRNA virale avvia la produzione temporanea delle proteine Spike che, riconosciute come estranee, stimolano la risposta immunitaria, con l’attivazione dei linfociti e la produzione di anticorpi“.
Infine, i dati importanti: “Dopo la vaccinazione, alcuni dei linfociti che hanno reagito contro la proteina Spike sopravvivono per vari mesi. La presenza di questi “linfociti memoria” permetterà al sistema immunitario della persona immunizzata di attivare rapidamente una formidabile risposta contro un’eventuale invasione del virus del COVID-19“.