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Campionessa olimpica adescata con la scusa di un selfie e violentata da tre calciatori. La sentenza di condanna

Pubblicato: 29/05/2024 10:28

Abusi sessuali su una campionessa olimpica, tre calciatori sardi condannati a cinque anni. L’hanno adescata con la scusa di un selfie in un locale di Trastevere, a Roma, per poi palpeggiarla nelle parti intime. La ragazza si è vista subito accerchiata e palpeggiata. Nel pomeriggio di ieri, 28 maggio, il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Roma, ha condannato con rito abbreviato a cinque anni e quattro mesi i calciatori, tutti trentenni. accusati di violenza sessuale di gruppo.
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Cosa è successo

I tre condannati sono tutti calciatori di società sportive dilettantistiche della Sardegna, che si trovavano nella Capitale per alcuni tornei. Il fatto risale al 6 febbraio del 2022 ed è avvenuto a Trastevere, davanti a diversi testimoni.

La donna, vittima della violenza, ha trovato il coraggio di denunciare ai carabinieri l’accaduto entro due settimane. La giovane campionessa, più volte salita sul podio alle Olimpiadi, si trovava in compagnia di alcuni suoi amici all’interno di un locale molto in voga della movida trasteverina. Seduti a un tavolo c’erano i tre ragazzi condannati, originari della provincia di Oristano. Dopo averla riconosciuta, le si sono avvicinati e le hanno chiesto di scattare una foto insieme.

Approfittando della situazione inizialmente goliardica, con un gesto improvviso, si legge nel capo d’imputazione formulato dalla procure della Repubblica di Roma, “hanno inserito le mani nel pantalone della vittima, dopo averla accerchiata come un branco, costringendola a subire un «palpeggiamento delle parti intime”.

La rissa dopo la violenza

Subito dopo la violenza, la campionessa olimpionica ha raccontato alle persone che erano in sua compagnia nel locale l’ accaduto. A quel punto i suoi amici hanno chiesto spiegazioni ai tre giovani. Sono seguite prima una discussione poi una lite, dove sono volati insulti e spintoni. In quel momento i titolari del pub hanno chiamato i carabinieri che hanno identificato i partecipanti alla zuffa. È stato grazie all’identificazione degli investigatori, che dopo la denuncia della vittima si è potuto risalire ai responsabili dell’accaduto.

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