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Troppo spesso si parla di malasanità in Italia. Ogni giorno si leggono storie di peripezie nei pronto soccorso, da nord a sud. Si sperava che il Covid avrebbe portato a investimenti migliori nella Sanità pubblica, ma invece sembra aver solo gonfiato i conti delle Big Pharma con lo scandalo dei vaccini. E ora, come se non bastasse, si apre anche il primo pronto soccorso a pagamento, ovviamente in una Regione guidata dalla sinistra. Ma come stanno davvero i nostri ospedali? Chi è il migliore e chi il peggiore?
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Milena Gabbanelli, nella sua rubrica DataRoom sul Corriere della Sera, ha pubblicato l’analisi obiettiva dell’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, che dipende dal ministero della Salute. Sono stati seguiti criteri precisi, valutando 53 strutture pubbliche e disegnando un quadro della Salute in Italia. Cosa emerge da questa classifica?
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Per stilare una classifica degli ospedali migliori e peggiori, occorre capire quando un’azienda ospedaliera rispetta requisiti imprescindibili:
- Un Pronto soccorso che garantisca cure entro 8 ore e assistenza necessaria.
- Tempi di attesa che rispettino la legge, ad esempio per interventi chirurgici entro 180 giorni per protesi d’anca e entro 30 giorni per tumori alla mammella, al colon retto e al polmone.
- Bassi tassi di ricoveri inappropriati, con pazienti inseriti nel reparto corretto per il loro problema.
- Bilanci in ordine.
- Personale adeguato per posto letto.
- Macchinari e apparecchiature aggiornati.
Secondo l’Agenas, solo 9 ospedali hanno un alto livello di performance, mentre 12 hanno un livello basso e 32 medio. Tra i migliori ci sono ospedali universitari come il Senese, Careggi, e Policlinico Sant’Orsola a Bologna. Tra i peggiori, invece, figurano ospedali come San Giovanni Addolorata a Roma e San Camillo Forlanini, sempre nella capitale.