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“Hanno provato a non farmi abortire con ecografie falsate, esperienza brutale”: le rivelazioni shock della musicista

Pubblicato: 17/06/2024 09:21

Linda Feki, 33 anni, conosciuta artisticamente come LNDFK, è una talentuosa musicista con radici marocchine che vive a Napoli. Tre mesi fa ha preso una decisione difficile: quella di abortire. Ma da quel momento la sua vita si è trasformata in un vero e proprio incubo, come ha raccontato sui social network e in una recente intervista al Corriere della Sera.
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Cos’è successo in ospedale

Linda si è presentata all’ospedale San Paolo per l’intervento. Il ginecologo che l’ha visitata non le ha chiesto il nome, ma si è concentrato su dettagli personali come l’esistenza di un partner e il suo lavoro. In seguito, le ha detto che era alla decima settimana di gravidanza, suggerendo che, se erano arrivati a quel punto, forse il bambino lo volevano tenere. Ma Linda sapeva di essere solo all’ottava settimana, avendo il suo compagno in un’altra città.

Ma, a quanto pare, il ginecologo avrebbe insinuato che ci fosse un altro uomo e si sarebbe rifiutato di firmare l’ecografia. Linda allora ha cercato un secondo parere. Un ginecologo privato ha confermato che i parametri utilizzati al San Paolo erano errati e che lei era effettivamente all’ottava settimana. Anche al Caldarelli hanno confermato la sua versione, dove però il calvario è continuato: le visite erano possibili solo il mercoledì a causa della presenza di obiettori negli altri giorni. Nonostante ci fossero le condizioni per il farmaco, la ginecologa ha deciso per l’intervento chirurgico.

Linda è stata messa in una stanza con altre due donne, di fronte alle partorienti, senza il supporto del compagno. Non erano previsti antidolorifici e Linda si è chiesta se fosse una sorta di punizione. In bagno, la porta non si chiudeva completamente e non c’era carta igienica, costringendo le donne a darsi supporto reciproco. Il passaggio in barella davanti alla sala d’aspetto piena di gente, inclusi il suo compagno e sua madre, l’ha vissuto come una violazione della propria intimità, un vero e proprio “corridoio della vergogna”.

“Un’esperienza brutale”

Quando ha chiesto a un’infermiera di staccarle la flebo, questa si è rifiutata perché obiettrice. Al termine dell’operazione le è stato detto che la prossima volta avrebbe dovuto pensarci meglio. Linda descrive l’esperienza come brutale, sebbene riconosca la gentilezza dell’assistente sociale e la professionalità dell’anestesista, le uniche figure di supporto in quei momenti difficili. Due giorni dopo l’intervento, Linda ha dovuto chiedere lei stessa la profilassi anti-D, dimostrando di essersi informata adeguatamente per evitare complicanze future.

Linda ha deciso di raccontare la sua storia sui social per denunciare le ingiustizie subite e dare voce a tutte le donne che, come lei, sono state ostacolate e umiliate per aver esercitato un proprio diritto. La risposta è stata enorme: moltissime donne hanno condiviso le loro esperienze, spesso traumatiche, mentre altre hanno segnalato esperienze più positive, soprattutto in regioni come la Lombardia e la Toscana. Linda sta ora lavorando a una lista di ospedali consigliati basandosi sulle esperienze ricevute. Tuttavia, ha ricevuto anche numerosi messaggi di odio, venendo insultata e definita un’assassina.

Adesso, Linda sta valutando la possibilità di intraprendere azioni legali, con il supporto di avvocati, associazioni e medici legali che si sono offerti di assisterla. Se necessario, offrirà la sua testimonianza e il suo impegno, pronta a non tirarsi indietro pur di essere utile nella lotta per i diritti delle donne.

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