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Forlì, nubifrago mette in ginocchio la città: allagamenti gravi

Pubblicato: 26/06/2024 22:45

C’è chi, impropriamente, l’ha definita un’alluvione lampo. Giustificabile considerando le ferite tutt’altro che rimarginate del disastro del maggio del 2023. Un intenso nubifragio ha mandato sott’acqua buona parte della città, investendo, come già accaduto il 25 maggio scorso, anche il centro storico mercuriale. Questa volta però Giove Pluvio ha risparmiato di riversare dai nuvoloni grigi la grandine, caduta nel rovescio temporalesco di martedì. A causare gli allagamenti è stato un sistema temporalesco del tipo Qlcs, Quasi Linear Convective System, ovvero un sistema multicellulare lineare, che ha riversato nel cuore di Forlì a pochi passi da Aurelio Saffi ben 68,6 millimetri di pioggia (dati Arpae), 59 dei quali nella fascia oraria tra le 15 e le 16. 

Valori di pioggia estremi

Il sistema temporalesco, dettaglia Pierluigi Randi, tecnico meteorologo certificato e meteorologo Ampro (Associazione meteo professionisti), “si è innescato sulla fascia appenninica forlivese-cesenate, ed una cella piuttosto intensa appartenente al sistema si è molto lentamente estesa all’area urbana di Forlì, scaricando una vistosa quantità di pioggia. Pur con accumuli diversificati in base alle varie zone del comprensorio cittadino, si sono rilevati apporti tra i 60 e i 70 millimetri di pioggia in poco più di un’ora, il che equivale alla pioggia che normalmente cade nell’intero mese di giugno e nella prima decade di luglio. Peraltro, una stazione amatoriale in zona Ospedaletto ha registrato ben 81 millimetri di pioggia tra le ore 15,10 e le ore 16,50 (1 ora e 40 minuti), valore veramente eclatante. Per fare un esempio, questi apporti corrispondono a 600-800 tonnellate di acqua per ettaro (la superficie di circa un campo e mezzo da calcio) rovesciate in meno di due ore, e si possono considerare valori estremi per la nostra climatologia delle precipitazioni”

Fenomeni estremi sempre più frequenti

Solo 24 ore in città si era abbattuto un violento temporale, mentre lunedì era stato l’entroterra a dover fare i conti con un intensa fase di maltempo. “Queste precipitazioni estreme in tempi molto brevi (già accaduti più volte quest’anno in maggio tra ravennate e forlivese) stanno diventando sempre più frequenti a causa della velocizzazione del ciclo dell’acqua determinato da temperature nei bassi strati e sulla superficie del mare (da dove spesso arrivano i flussi che alimentano i sistemi temporaleschi) costantemente superiori alla norma con elevate quantità di vapore acqueo che possono essere convertite in precipitazioni – dettaglia Randi -. Al di là dell’intensità della cella temporalesca, il problema maggiore è derivato dal fatto che si è mostrata quasi stazionaria muovendosi con estrema lentezza e anzi, rigenerandosi per qualche tempo in loco. Ciò è dipeso dal fatto che le correnti in quota sono molto deboli, e che è assai scarso il cosiddetto “windshear”, ossia la brusca variazione del vento con la quota in direzione e velocità. Quando le correnti in quota sono deboli e lo shear nel campo del vento è scarso, il pericolo maggiore portato dai temporali è proprio rappresentato dagli ingenti accumuli di pioggia, anche se localizzati, a causa della loro scarsa mobilità”.

“In generale la propagazione di questi sistemi dai rilievi alla pianura limitrofa, avviene attraverso i “laghi” di aria fredda che le precipitazioni rovesciano verso il suolo e che poi dilagano, aprendosi a ventaglio, verso la pianura – prosegue Randi -. Una volta sopraggiunti questi mini fronti di aria fredda (outflow boundary) sollevano altra aria calda eventualmente presente generando nuove celle nelle immediate vicinanze, e questo accade proprio quando le correnti in quota sono blande. A livello più esteso l’attività temporalesca, diffusa e frequente su tutta la fascia appenninica, è stata provocata dalla presenza di un vortice depressionario in quota, colmo di aria fredda, che lentamente si sta allontanando ma che è ancora attivo, innescando attività temporalesca prevalentemente orografica, cioè forzata dalla presenza dei rilievi in atmosfera che resta assai instabile data l’elevata differenza di temperatura tra i bassi strati e le quote superiori (forte gradiente termico verticale con aria fredda in quota e calda nei bassi strati)”.

Cosa accadrà nelle prossime ore

Ma cosa accadrà nelle prossime ore? Spiega Randi: “Il vortice freddo in quota, sia pure lentamente, si sta comunque allontanando verso Est e il tempo è destinato a migliorare da domani (anche se potrà ancora aversi qualche locale temporale pomeridiano sui rilievi) e soprattutto da venerdì, quando tornerà un promontorio anticiclonico sub-tropicale in rimonta dal nord Africa associato a tempo stabile e temperature in rapido aumento. Tuttavia, la fase stabile potrebbe essere di non lunga durata, essendovi nuovi segnali instabili nella prima metà della prossima settimana, i quali andranno ovviamente confermati nei prossimi giorni”.

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Ultimo Aggiornamento: 26/06/2024 22:53