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Carcere per chi occupa le strade per protesta. Insorgono le opposizioni

Pubblicato: 27/06/2024 21:11

Il governo sta portando avanti una rigorosa politica di “legge e ordine” che era stata annunciata in precedenza. Presto, bloccare strade o ferrovie diventerà un reato grave. Attualmente, i manifestanti, siano essi lavoratori in protesta contro licenziamenti o attivisti ecologisti che denunciano la mancanza di azione sulla crisi climatica, rischiano solo una multa che va da mille a quattromila euro. Con l’approvazione del ddl Sicurezza, le sanzioni diventeranno molto più severe: chi blocca strade o ferrovie da solo rischierà fino a un mese di carcere, mentre se il reato è commesso da più persone insieme, la pena aumenterà da sei mesi a due anni di reclusione.

“Misura scritta con il manganello in mano”

Una nuova proposta di legge introduce il reato di “rivolta carceraria”, prevedendo pene molto più severe e considerando allo stesso livello atti di violenza e resistenza passiva. L’articolo 18 del ddl, firmato da Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, stabilisce che chiunque, in un carcere, mediante violenza, minaccia, resistenza passiva agli ordini o tentativi di evasione, e con la partecipazione di almeno tre persone, promuova o diriga una rivolta, sarà punito con reclusione da due a otto anni. Pene ulteriori sono previste se dalla rivolta derivano feriti o decessi.
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Alla Camera si sta discutendo e votando gli emendamenti al ddl Sicurezza, suscitando immediate polemiche. Il Pd, attraverso Matteo Mauri, ex viceministro dell’Interno, critica la misura come una deriva reazionaria senza giustificazione, che potrebbe portare a due anni di reclusione anche per studenti che organizzano sit-in. Mauri sottolinea come l’obiettivo del governo sembri essere quello di intimidire e limitare drasticamente la possibilità di proteste pacifiche, che dovrebbero essere garantite in una democrazia.

Anche il M5S si unisce alle critiche. Federico Cafiero De Raho, vicepresidente della commissione Giustizia, accusa il governo di criminalizzare il dissenso pacifico, soprattutto in un momento in cui il disagio dei detenuti e i suicidi in carcere sono in aumento. Valentina D’Orso aggiunge che il governo sta deliberatamente aumentando la tensione sociale, mettendo a rischio le forze dell’ordine non per dignità, ma per proteggerle dalla crescente conflittualità generata dalle stesse politiche governative.

Alcuni emendamenti proposti dalla Lega, che avrebbero reso la legge ancora più repressiva, sono stati ritirati. Questi includevano la non punibilità per i pubblici ufficiali che, nell’adempimento del loro dovere, usano armi o altri strumenti coercitivi, e l’arresto obbligatorio in flagranza per chi, durante le manifestazioni, usa caschi o altri mezzi per nascondere la propria identità. Restano da discutere altri emendamenti della Lega, come la castrazione chimica per gli stupratori e l’obbligo di prediche in italiano nelle moschee, che saranno esaminati prossimamente.

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