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Nomine, l’Europa minaccia Giorgia: “Rischi sui conti…”

Pubblicato: 27/06/2024 06:59

«Io l’ho informata, ma lei non ha voluto discutere». Queste le parole del premier greco Mitsotakis, negoziatore del Ppe, che descrivono l’esito della sua telefonata con la presidente del Consiglio italiana. L’incontro virtuale era finalizzato a informare Meloni dell’accordo raggiunto tra Popolari, Socialisti e Liberali, un gesto di rispetto verso il governo italiano, nonostante la presidente abbia evitato una vera trattativa sui “top jobs” dell’Ue.
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Giorgia Meloni ha confuso il ruolo politico di Fratelli d’Italia e dell’Ecr (I Conservatori) con quello istituzionale del governo italiano, ignorando i risultati delle elezioni europee che hanno consolidato il potere della coalizione formata da Ppe, Pse e Renew. Questa scelta ha portato l’Italia verso un isolamento, avvicinandola a Paesi come l’Ungheria di Orbán e la Slovacchia di Fico, che non hanno aderito al “pacchetto” di nomine e che adottano posizioni filorusse, in contrasto con l’atlantismo dichiarato da Meloni.

A Bruxelles si sottolinea che l’Ecr non ha nemmeno presentato un spitzenkandidat per la presidenza della Commissione, escludendosi così dalle dinamiche europee. Questo è visto come un segno di sospetto e sfiducia verso le procedure europee da parte dell’Italia. Tuttavia, si prevede una convergenza nel Consiglio europeo, non solo sulle nomine ma anche sull’agenda strategica dell’Ue per i prossimi cinque anni. Nessuno dei grandi Paesi, dalla Francia alla Germania fino alla Spagna, teme una permanenza dell’Italia fuori dagli accordi.
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L’Italia si trova su un crinale economico pericoloso. Lo spread sui titoli di Stato è in aumento dal periodo delle elezioni europee e la tensione sul debito pubblico potrebbe crescere ulteriormente. A settembre, il governo italiano dovrà presentare un piano di rientro dal deficit con tagli di almeno 12 miliardi ogni anno per sette anni, secondo il nuovo Patto di stabilità. Inoltre, le risorse del Pnrr dipendono principalmente da prestiti, che graveranno ulteriormente sui conti pubblici se non verranno utilizzati appieno.

L’avvertimento dei negoziatori di Ppe, Pse e Renew a Palazzo Chigi è chiaro: isolarsi potrebbe essere percepito dai mercati come un segno di debolezza. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, è consapevole che un’eccessiva apertura verso Meloni potrebbe farle perdere il supporto dei socialisti al Parlamento europeo. Pertanto, von der Leyen intende trattare con Meloni riservatamente, focalizzandosi sul piano istituzionale piuttosto che politico.

La scelta definitiva per Giorgia Meloni è imminente: uscire dall’isolamento o persistere in esso, con tutte le conseguenze che ciò comporta per l’Italia e i suoi conti pubblici.

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Ultimo Aggiornamento: 27/06/2024 14:13