
Il Cremlino frena su ogni ottimismo e parla apertamente di «negoziati difficili» alla vigilia dell’incontro con gli Stati Uniti in Arabia Saudita, spostando l’attenzione sul Mar Nero e sulla possibilità di rilanciare l’accordo sul grano. È una dichiarazione che pesa, soprattutto sullo sfondo della narrativa che negli Stati Uniti Donald Trump continua a riproporre: quella di un conflitto in Ucraina che, con lui alla Casa Bianca, si risolverebbe in tempi rapidi.
Invece, dalla voce del portavoce Dmitry Peskov arriva una doccia fredda geopolitica. «Siamo solo all’inizio di questo percorso», afferma, ribadendo che Mosca non intravede soluzioni rapide, e che il focus non sarà su una pace generale, ma sulla sicurezza marittima e il corridoio del grano. Una questione che riguarda direttamente gli interessi della Russia, della Turchia e del Sud globale, ma che lascia fuori dal tavolo ogni ipotesi concreta di cessate il fuoco.
Il messaggio russo è duplice. Da un lato, parla all’Occidente e in particolare agli americani, lasciando intendere che ogni trattativa sarà lunga, condizionata da rapporti di forza e da vantaggi concreti. Dall’altro, è anche un segnale verso i candidati alla presidenza Usa: chi promette soluzioni rapide sottovaluta la complessità degli equilibri globali.
Trump, che ha più volte dichiarato che “con me al potere la guerra finirebbe in 24 ore”, riceve indirettamente un avvertimento diplomatico: la Russia non intende mostrarsi debole né disponibile a cedere su punti strategici, e non sarà certo un cambio alla guida americana a mutare questa postura. Il Cremlino, al contrario, rilancia l’idea di una trattativa muscolare, basata sulla lentezza, sull’attrito e sul calcolo degli interessi, più che su una volontà condivisa di pace.
In questo scenario, l’Arabia Saudita torna ad essere piattaforma diplomatica, ma in un contesto che appare ancora inchiodato alla logica del confronto. Nessuna apertura reale, nessun cambio di rotta. Solo realpolitik e pazienza strategica, due concetti che sembrano lontani anni luce dalle semplificazioni della propaganda elettorale statunitense.