
Nel quadro internazionale sempre più segnato dall’incertezza e da un conflitto in Ucraina che non accenna a spegnersi, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha scelto una linea chiara e netta: l’Italia non parteciperà con proprie truppe a una forza militare sul terreno ucraino. Lo ha ribadito con fermezza durante il vertice convocato a Parigi dal presidente francese Emmanuel Macron, che ha riunito i Paesi europei più coinvolti nel sostegno a Kiev.
Una scelta di prudenza, non di disimpegno
Nella visione del governo italiano, l’assenza di militari italiani in Ucraina non rappresenta un passo indietro rispetto al sostegno al popolo ucraino. Al contrario: Meloni ha voluto sottolineare che l’Italia continuerà a fornire supporto materiale, politico e umanitario, ma che l’intervento diretto con truppe sul campo comporterebbe rischi e implicazioni geopolitiche troppo alti. Si tratta, in altre parole, di un confine che l’Italia non intende oltrepassare.
La convinzione è che un’eventuale partecipazione militare di Paesi europei, al di fuori di un mandato ONU e senza un accordo ampio a livello NATO, rischierebbe di trasformare il conflitto in un confronto diretto tra Mosca e l’Europa, con conseguenze non solo militari, ma anche strategiche e diplomatiche difficilmente calcolabili.
Il principio della sovranità e l’equilibrio euroatlantico
Meloni si muove anche nel solco di un principio che ha più volte ribadito: il rispetto delle istituzioni internazionali e dei meccanismi multilaterali. L’Italia non vuole né agire in modo unilaterale né dare l’impressione che l’Europa stia costruendo una propria agenda militare indipendente dalla cornice atlantica.
In questo senso, l’iniziativa francese – che ha parlato di una possibile presenza di forze europee in Ucraina – non è stata accolta con entusiasmo da Roma, proprio perché rischia di dividere piuttosto che rafforzare il fronte occidentale.
Il fattore interno e l’attenzione all’opinione pubblica
C’è poi un elemento più interno, ma non meno rilevante: la cautela del governo italiano è anche in sintonia con l’orientamento dell’opinione pubblica. Secondo diversi sondaggi, una parte significativa degli italiani guarda con preoccupazione a un coinvolgimento diretto nel conflitto, temendo un’escalation incontrollabile.
Meloni, in questo senso, mostra di voler esercitare una leadership responsabile, capace di tenere insieme il dovere di solidarietà verso Kiev con la responsabilità di non trascinare l’Italia in una guerra aperta contro la Russia.
Il sostegno a Kiev resta fermo
Va ricordato che il governo italiano ha appena prorogato l’invio di aiuti militari fino al 2025, confermando la linea di sostegno intrapresa fin dall’inizio del conflitto. Ma, allo stesso tempo, Meloni continua a insistere sulla necessità di costruire le condizioni per una soluzione politica. In questo quadro, ha manifestato interesse per qualunque iniziativa diplomatica – come quella ventilata dall’ex presidente americano Donald Trump – che possa avvicinare una tregua credibile e, successivamente, una pace giusta e duratura.
La posizione italiana, come spiegata da Giorgia Meloni, si basa su una combinazione di pragmatismo, cautela e responsabilità geopolitica. Non è un segno di debolezza, ma il tentativo di evitare che l’Europa compia passi irreversibili in un contesto bellico già estremamente instabile. Una scelta difficile, ma lucida, che vuole tenere l’Italia fuori da un coinvolgimento diretto senza per questo abbandonare la causa ucraina