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Ucraina, così Putin e Trump vogliono spolpare un paese in difficoltà

Pubblicato: 29/03/2025 11:24

Una duplice stretta si chiude sull’Ucraina, sempre più isolata in un conflitto che rischia di trasformarsi in una lenta agonia diplomatica ed economica. Da un lato Vladimir Putin, che rilancia la sua strategia di delegittimazione politica; dall’altro Donald Trump, pronto a riscrivere i rapporti economici tra Stati Uniti e Kiev con la logica spietata del creditore. Due approcci diversi, ma convergenti, che mirano allo stesso obiettivo: spogliare l’Ucraina della sua sovranità, politica e materiale.

Nel momento in cui Zelensky si trova più debole, schiacciato tra una guerra che non concede tregue e un Occidente che mostra segni di stanchezza, il Cremlino e la nuova Casa Bianca muovono le pedine. Putin, parlando da Murmansk, ha avanzato una proposta che va oltre la retorica: un’amministrazione temporanea sotto egida ONU per sostituire l’attuale governo ucraino, preludio a quelle che definisce “elezioni democratiche”. Un piano che suona come una sfiducia totale verso il presidente in carica, da lui considerato illegittimo dopo la scadenza formale del mandato.

Ma a impressionare è l’inedita armonia strategica tra Mosca e Washington, o almeno tra il Cremlino e la nuova leadership americana. Putin si è affrettato a lodare Trump per la sua “serietà” e il suo “interesse sincero” a porre fine al conflitto. Parole che lasciano intravedere una sponda politica, una sintonia tattica, se non ideologica, che aggira l’Europa e priva gli ucraini di qualsiasi ruolo paritario nei negoziati.

Parallelamente, la proposta americana sul piano economico segna un altro colpo durissimo. Una bozza visionata da Reuters chiede a Kiev il controllo diretto sui proventi delle sue risorse naturali, gestiti da un fondo internazionale dove gli Stati Uniti avrebbero la maggioranza. I profitti sarebbero destinati al rimborso integrale degli aiuti di guerra, con tanto di interessi, mentre la gestione sarebbe nelle mani della U.S. International Development Finance Corporation, con consiglieri nominati in prevalenza da Washington. Un commissariamento economico che, se accettato, metterebbe le ricchezze strategiche del paese sotto tutela americana.

Zelensky ha reagito con fermezza, dichiarando che l’Ucraina non considererà mai gli aiuti militari ricevuti come prestiti. Ma il braccio di ferro si è spostato ormai su un terreno più insidioso: quello dell’accesso alle risorse naturali, dei diritti di prelazione e della trasparente subordinazione finanziaria di un paese in guerra.

La narrazione russa continua a dipingere Kiev come un potere vacillante, infiltrato da estremisti che sfuggono al controllo del governo centrale. In questo quadro, la proposta di Putin appare come un intervento “necessario” per ristabilire un presunto ordine, mentre gli attacchi alle infrastrutture energetiche e la tensione sul Mar Nero fanno da sfondo a una diplomazia armata.

Sul fronte opposto, Trump sembra aver reinterpretato il sostegno all’Ucraina in chiave transazionale. Non più difesa della democrazia, ma rientro dell’investimento. L’ultima bozza americana, più esigente della precedente, riduce ulteriormente lo spazio di manovra di Kiev, mostrando una chiara strategia di logoramento: aumentare la pressione fino a spingere l’Ucraina ad accettare condizioni capestro in cambio di risorse vitali.

Così, tra le parole di un leader che invoca una regia internazionale e quelle di un altro che traduce la guerra in bilanci, l’Ucraina rischia di diventare terra di mezzo tra due poteri predatori, dove il vero nodo non è più il futuro dell’Europa, ma chi si prenderà i resti di un paese stremato.

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Ultimo Aggiornamento: 29/03/2025 11:33

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