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La Corte Suprema del Regno Unito restringe la definizione legale di “donna”

Pubblicato: 16/04/2025 15:10

La Corte Suprema del Regno Unito ha emesso una sentenza destinata a far discutere, stabilendo che, secondo la legge britannica sulle pari opportunità, la definizione giuridica di “donna” deve riferirsi esclusivamente a persone biologicamente di sesso femminile. Il pronunciamento incide direttamente sull’interpretazione dell’Equality Act del 2010, la legge quadro britannica contro le discriminazioni.

Secondo i giudici, anche se una persona trans è in possesso di un Gender Recognition Certificate (GRC) – il documento legale che certifica il cambio di genere – essa non può essere considerata una “donna” ai fini della protezione specifica riservata alle donne biologiche. Il sesso biologico assegnato alla nascita, afferma la Corte, prevale sul sesso legale certificato. Nella stessa sentenza si riconosce che il sesso è un concetto “binario” ai fini legali, pur sottolineando che le persone trans sono comunque tutelate contro la discriminazione in base al loro genere.

A view of the entrance of the Supreme Court in London, Wednesday, Nov. 15, 2023. Britain’s highest court is set to rule Wednesday, Nov. 15 on whether the government’s plan to send asylum-seekers to Rwanda is legal, delivering a boost or a blow to a contentious central policy of Prime Minister Rishi Sunak’s administration. Five justices on the U.K. Supreme Court will deliver judgment in the government’s attempt to overturn a lower court ruling that blocked deportations. (AP Photo/Kirsty Wigglesworth)

La sentenza, che si articola in 88 pagine, rappresenta il punto di arrivo di una battaglia legale cominciata anni fa con un ricorso presentato dall’associazione For Women Scotland, un gruppo femminista critico rispetto all’inclusione delle donne trans nelle politiche basate sul sesso. L’associazione ha contestato alcune linee guida del governo scozzese di Nicola Sturgeon, che includevano le donne trans nella definizione legale di “donna”.

Al centro della disputa c’era una legge del 2018 approvata dal parlamento scozzese, che imponeva una quota del 50% di donne nei consigli di amministrazione degli enti pubblici. In base a quella norma, anche le donne trans con GRC avrebbero dovuto essere conteggiate per il raggiungimento della parità. For Women Scotland ha sostenuto che questa interpretazione finisce per danneggiare le donne biologiche, alterando il significato stesso delle tutele previste per loro. Tra chi esulta per la decisione c’è J. K. Rowling, la “mamma” di Harry Potter, che da tempo portava avanti questa battaglia tra mille polemiche.

Con questa sentenza, la Corte Suprema stabilisce un precedente importante nel dibattito sul genere e sul diritto, confermando un’interpretazione rigorosa del sesso biologico nei casi in cui la legge intenda riservare tutele specifiche a una categoria. Resta tuttavia garantita, come ribadito dai giudici, la protezione per tutte le persone trans contro discriminazioni e abusi.

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