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Stati Uniti, è caos: scontro politico senza precedenti, uno Stato porta Trump in Tribunale

Pubblicato: 16/04/2025 16:47

Newsom trascina il presidente in tribunale: “Sta devastando l’economia americana”

Nel teatro instabile della politica americana si apre un nuovo fronte. Non è un foreign leader a sfidare Donald Trump, ma una delle colonne dell’Unione: la California. Il governatore Gavin Newsom, progressista coriaceo e con future ambizioni da Casa Bianca, ha deciso di portare Trump in tribunale per motivi molto seri. Qui si parla di potere esecutivo, sovranità economica e lacerazioni interne agli Stati Uniti.

Trump, secondo Newsom, ha abusato dei poteri di emergenza per imporre dazi globali unilaterali contro Messico, Cina, Canada e un generico “resto del mondo”, con una tariffa-base del 10% su larga scala. Una mossa che, nelle parole del governatore, “ha creato caos economico”, colpendo famiglie, aziende, agricoltura e manifattura. Ma sotto c’è di più.

Una sfida ideologica mascherata da battaglia economica

Newsom: “Difendiamo le famiglie americane dal caos”

La causa sarà depositata oggi presso la corte federale, ma ha il suono e il peso di una dichiarazione politica. “I dazi illegali del presidente stanno facendo salire i prezzi e mettendo a rischio i posti di lavoro”, ha tuonato Newsom, accusando Trump di aver trasformato l’economia californiana in una vittima collaterale delle sue guerre commerciali.

Dietro le parole si legge una visione del Paese diametralmente opposta a quella trumpiana. Da un lato, un’America aperta e globale, dall’altro una visione protezionista e muscolare, che non ha paura di adottare una politica dura nei confronti anche degli alleati per riaffermare il proprio dominio economico.

Quando i dazi diventano un’arma interna

Colpire la Cina, ferire la California

La retorica ufficiale della Casa Bianca ha sempre legato i dazi alla “protezione dell’industria americana”. Ma se c’è uno Stato che dell’interconnessione globale ha fatto il proprio ossigeno, questo è la California. Con il suo agroalimentare, la sua Silicon Valley e i suoi porti affacciati sul Pacifico, è la porta d’ingresso degli scambi con l’Asia. Colpire la Cina, secondo il governatore, significa colpire Los Angeles, San Diego, Sacramento.

Newsom non lo dice, ma lo suggerisce: i dazi non sono solo una misura economica, sono una scelta ideologica, l’ennesimo mattone del muro trumpiano, che non divide solo l’America dal resto del mondo, ma la divide interamente. O meglio, mette sotto i riflettori la realtà di un Paese frammentato fra due anime difficilmente conciliabili. E questo non dipende da Trump, è una questione aperta da molto tempo, e riflette la frattura fra mondo finanziario ed economia reale.

La vera posta in gioco: la visione dell’America

Da Biden a Newsom, l’asse liberal si rafforza

Questa causa è anche un test politico. Newsom si propone come baluardo anti-Trump, raccogliendo il testimone da Biden in un’America spaccata ma non rassegnata. Il messaggio è forte: nessun presidente è al di sopra della legge, nemmeno quando veste i panni dell’uomo forte in politica estera. Ma è anche vero che un Presidente è libero di seguire la sua linea politica ed economica. Quello che fa impressione è il livello della contrapposizione fra le due fazioni.

Per Trump si tratta di una sfida frontale che ha sicuramente messo in conto. La sua retorica da “uomo solo al comando” non piace a una parte del Paese, e quella parte fa di tutto per ostacolarlo. Questa volta non solo a Washington, ma anche nei tribunali, dove lo Stato più ricco e influente d’America ha appena deciso di giocare la sua partita.

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Ultimo Aggiornamento: 16/04/2025 17:03

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