
L’inchiesta sulla drammatica vicenda che ha coinvolto la funivia del Monte Faito inizia a prendere una forma più concreta. La Procura ha infatti disposto i primi avvisi di garanzia legati all’incidente in cui hanno perso la vita quattro persone. Si tratta, come precisato dagli inquirenti, di un atto dovuto in vista dell’autopsia sui corpi delle vittime, e non di una dichiarazione anticipata di colpevolezza.

A finire formalmente sotto indagine sono quattro figure apicali dell’ente gestore dell’impianto: Marco Imparato, direttore di esercizio della funivia, Pasquale Di Pace, responsabile del servizio, Pasquale Sposito, direttore operativo centrale, e Giancarlo Gattuso, a capo delle infrastrutture. Tutti avranno la possibilità di nominare un difensore e un consulente tecnico per partecipare agli accertamenti irripetibili, tra cui l’autopsia.
L’indagine, coordinata dai magistrati Alessandra Riccio e Giuliano Schioppi, insieme al procuratore aggiunto Giovanni Cilenti, ipotizza i reati di disastro colposo e omicidio colposo. Gli inquirenti non escludono di allargare il campo ad altri eventuali soggetti coinvolti, mentre si attende il responso di una superperizia tecnica per far luce definitiva sulle cause dell’incidente.
La tragedia ha avuto un impatto devastante: hanno perso la vita Janan Suliman, giovane farmacista di 25 anni, la cittadina britannica Elaine Margaret Winn di 58 anni, suo marito Derek Winn di 65, e il macchinista dell’impianto, Carmine Parlato, 59 anni. Gravemente ferito e ancora in ospedale Thabet Suliman, 23 anni, fratello di Janan. La famiglia Suliman è seguita legalmente dall’avvocato Hilarry Sedu.
Nel frattempo, continuano le verifiche tecniche: i locali dell’impianto sono stati sottoposti a sequestro, mentre gli investigatori analizzano documentazione cartacea e digitale. In particolare, l’attenzione è rivolta alla scatola nera della funivia, il cosiddetto “registratore di eventi”, che potrebbe offrire dettagli decisivi sul momento esatto del disastro e sulle azioni (o omissioni) che lo hanno preceduto.
I familiari delle vittime chiedono verità e giustizia: “In Italia si muore ancora per negligenze evitabili, ora bisogna individuare i veri responsabili”, hanno dichiarato. Un dolore che grida responsabilità e che non potrà trovare sollievo finché ogni aspetto non sarà chiarito.