
Nel giorno della morte di Papa Francesco, Pietro Orlandi, fratello di Emanuela Orlandi, la quindicenne cittadina vaticana scomparsa nel 1983, ha affidato ai social un messaggio sobrio ma carico di significato, evitando commenti diretti sulla scomparsa del Pontefice. «Oggi preferisco non rilasciare commenti, il mio pensiero è lo stesso di ieri, di oggi e lo stesso sarà anche domani», ha scritto, lasciando trasparire una posizione netta ma non esplicita.
Poche ore dopo, Orlandi ha aggiunto un nuovo post, stavolta dal tono più diretto e critico: «Ma anche tanti personaggi illustri del giornalismo, della politica, dello spettacolo, della cultura avrebbero potuto evitare di commentare, visto che nei loro post e dichiarazioni leggo solo tanta ipocrisia, ruffianeria e falsità». Parole che confermano l’amarezza e la delusione per il mancato chiarimento da parte della Santa Sede sul caso della sorella, ancora oggi uno dei misteri irrisolti più oscuri nella storia del Vaticano.
La polemica con il Quotidiano Nazionale
Orlandi ha inoltre smentito categoricamente alcune dichiarazioni che gli sono state attribuite da un noto quotidiano. In particolare, il Quotidiano Nazionale, sulla sua pagina Instagram, ha riportato una frase che Orlandi non avrebbe mai pronunciato: “È il terzo Papa morto senza rivelare la verità, ammesso che ne fosse a conoscenza”. L’attivista ha prontamente precisato nei commenti: «Io non ho rilasciato nessuna intervista comunque», denunciando una manipolazione mediatica delle sue parole.
Il rapporto mai nato con Papa Francesco
Pietro Orlandi non ha mai nascosto la sua frustrazione nei confronti di Papa Bergoglio, che non ha mai voluto incontrarlo, nonostante le sue continue richieste. «Papa Francesco mi ha detto: Emanuela sta in cielo», aveva raccontato Orlandi, aggiungendo che il Papa si sarebbe sottratto al confronto diretto, affermando di avere “troppi occhi addosso” per poterlo ricevere in udienza privata.
Nel dicembre scorso, aveva ribadito pubblicamente: «Da tempo chiedo di essere ricevuto da lui. Ma mi ha risposto che non può. Ed è per questo che continua a respingermi». Parole che rendono evidente quanto il dolore personale si sia intrecciato, negli anni, a un crescente senso di ingiustizia e di distanza da chi, nella posizione più alta della Chiesa, avrebbe potuto forse – almeno simbolicamente – tendere una mano.
Una voce che non si spegne
Nel giorno della nascita di Roma, che Orlandi ha voluto ricordare con un lungo post dedicato alla storia e alla grandezza della Capitale, la sua voce resta quella di un fratello che da oltre quarant’anni chiede verità e trasparenza. Una battaglia che ha coinvolto Papi, magistrature e media internazionali, ma che ancora oggi non ha trovato una risposta definitiva.
La scomparsa di Papa Francesco chiude un capitolo, ma non cancella le domande ancora aperte. E Pietro Orlandi, oggi come ieri, continua a cercare quella verità che, a suo dire, troppi fingono di non vedere.