
Mentre la Russia è scossa da nuove tensioni interne, con l’uccisione del generale Yaroslav Moskalik in un attentato a Balashikha, vicino a Mosca, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha rilasciato dichiarazioni che potrebbero avere un impatto significativo sulla politica internazionale e sul conflitto in corso tra Russia e Ucraina. In un’intervista con Time, Trump ha affermato che la Crimea “resterà con la Russia”, sottolineando che questa realtà è ormai riconosciuta anche dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
“La Crimea è con la Russia da molto tempo, molto prima che arrivasse Trump”, ha detto Trump, definendo il conflitto in Ucraina “una guerra che non sarebbe mai dovuta accadere”. Trump ha attribuito la responsabilità dell’annessione della Crimea alla presidenza di Barack Obama, dichiarando: “La Crimea è stata data ai russi da Barack Hussein Obama, non da me. Se fossi stato presidente all’epoca, non sarebbe accaduto”.

Nuove ombre sul sistema di sicurezza russo
L’assassinio di Moskalik, avvenuto tramite un’autobomba attivata a distanza, getta un’ulteriore ombra sul sistema di sicurezza interno della Russia. Moskalik, ex vice capo del comando operativo dello Stato maggiore delle forze armate russe, è il secondo generale ucciso in pochi mesi. Il 17 dicembre 2024, il generale Igor Anatolyevich Kirillov, capo delle forze di difesa radionucleare, chimica e biologica, era stato ucciso in circostanze simili. Mosca aveva attribuito quell’attacco ai servizi segreti ucraini, ma la ripetizione di questi eventi solleva dubbi sulla capacità del Cremlino di proteggere i suoi alti ufficiali.
Questi attacchi, pur potendo essere ricondotti alle operazioni ucraine, potrebbero anche segnalare tensioni interne tra fazioni dell’apparato militare e politico russo. In un contesto di crescente instabilità, tali episodi rischiano di minare la fiducia nella leadership russa sia internamente che sulla scena internazionale.

Crimea: il cuore di un conflitto geopolitico
La Crimea è da tempo una questione centrale nella geopolitica dell’Europa orientale. Annessa dalla Russia nel 2014, la penisola è di importanza strategica per Mosca, ospitando la base navale di Sebastopoli e garantendo il controllo sul Mar Nero. Tuttavia, l’annessione non è mai stata riconosciuta dalla comunità internazionale, e l’Ucraina continua a rivendicare la propria sovranità sul territorio.
Le dichiarazioni di Trump potrebbero rappresentare una deviazione significativa dalla tradizionale posizione occidentale, che insiste sul rispetto dell’integrità territoriale ucraina. Accettare la Crimea come parte della Russia equivarrebbe a riconoscere un precedente pericoloso per il diritto internazionale, rischiando di incoraggiare ulteriori azioni unilaterali di annessione in altre regioni del mondo.

Gli equilibri internazionali e il ruolo degli Stati Uniti
Come presidente, Trump ha adottato una retorica pragmatica in politica estera, focalizzata su interessi strategici e negoziazioni dirette. Le sue parole sulla Crimea riflettono una visione che privilegia la realpolitik rispetto ai principi tradizionali dell’ordine internazionale. Questo approccio potrebbe influenzare non solo il conflitto russo-ucraino, ma anche le relazioni con alleati chiave come l’Unione Europea, che rimane uno dei principali sostenitori di Kiev.
Allo stesso tempo, l’instabilità interna della Russia, evidenziata dall’uccisione di generali di alto rango, offre all’Occidente opportunità ma anche rischi. Se da un lato queste dinamiche potrebbero indebolire la capacità militare di Mosca, dall’altro potrebbero spingere il Cremlino a intensificare le operazioni militari in Ucraina o altrove per consolidare il consenso interno.
Le dichiarazioni di Trump, sommate agli sviluppi interni in Russia, dipingono un quadro geopolitico complesso e instabile. La questione della Crimea resta un simbolo del conflitto tra sovranità nazionale e interessi geopolitici globali.