
Liliana Segre continua a essere al centro di una tempesta di attacchi sui social, con insulti e minacce che sembrano non avere fine. La sua partecipazione alla commemorazione del 25 aprile a Pesaro, città in cui trascorre le vacanze e dove incontrò il marito Alfredo Belli Paci, ha scatenato nuove polemiche. In occasione dell’evento, è stato anche proiettato il documentario “Liliana” di Ruggero Gabbai, un racconto che ha sollevato una reazione violenta sui social, dove i commenti sulla sua figura sono stati divisi tra apprezzamenti e attacchi. Alcuni messaggi hanno accusato Segre di essere “schiava di Netanyahu” e hanno criticato la sua presenza come senatrice a vita, facendo riferimento al suo “stipendio” e al suo ruolo.
I commenti negativi non si sono fermati solo sui social di Matteo Ricci, europarlamentare del PD, ma sono arrivati anche sulle pagine ufficiali del sindaco Andrea Biancani e del Comune di Pesaro, con insulti durissimi. Le frasi contro la senatrice, come “La più nazista di tutte” e “Il popolo italiano non ti vuole”, hanno sollevato indignazione. Il sindaco, nel condannare questi messaggi, ha parlato di parole gravi che dovrebbero essere perseguite dalla giustizia, sottolineando la solidarietà di Pesaro verso Liliana Segre e ricordando il conferimento della cittadinanza onoraria alla senatrice.

Segre non è nuova a questi attacchi: già in passato, grazie al suo legale Vincenzo Saponara, ha sporto denunce contro chi l’ha minacciata e diffamata sui social. La Procura di Milano ha chiuso le indagini su 12 persone accusate di reati aggravati da odio razziale. Tuttavia, per altre 17 persone, fra cui lo chef Rubio, è stata chiesta l’archiviazione, ma il legale della senatrice ha presentato nuove prove, raccogliendo oltre 200 account social contenenti minacce e insulti. La situazione di Liliana Segre, che vive sotto scorta dal 2019, sembra solo aggravarsi, ma lei non si lascia intimorire e continua a lottare per tenere viva la memoria dell’Olocausto.
Un altro momento che ha alimentato le polemiche è stata la messa in onda del documentario su Liliana Segre su Rai3, che ha ricevuto una serie di commenti ostili, non solo sulla questione di Gaza, ma anche sulla sua posizione riguardo ai vaccini e al green pass. Alcuni utenti sui social hanno criticato la sua postura durante la pandemia, accusandola di essere “indifferente” alla “dittatura sanitaria”. Questi attacchi non sono isolati, e la senatrice, pur trovandosi in una situazione di crescente ostilità, continua a difendere le sue opinioni.
Nonostante l’incessante pioggia di insulti e minacce, Liliana Segre non si lascia fermare e continua il suo lavoro per la memoria. A marzo, in occasione di un convegno al Memoriale della Shoah, aveva commentato: “Sono tantissimi gli odiatori, vigliacchi che non si presentano”, dimostrando una forza incredibile nell’affrontare l’odio. La sua frase “Metto una gamba davanti all’altra, non ho paura” è diventata un simbolo della sua determinazione a continuare il suo impegno nonostante le difficoltà. La senatrice ha recentemente dichiarato che, nonostante l’età e le difficoltà, il suo impegno per ricordare le vittime dell’Olocausto resta inossidabile.
Il suo esempio è diventato un faro per tutti coloro che si battono contro l’odio e l’intolleranza, e nonostante le continue offese, Segre non cede alla paura, ma continua a testimoniare la sua esperienza, affinché le future generazioni non dimentichino mai i crimini commessi durante la Seconda Guerra Mondiale.